
| Segmento | Variazione € | Variazione % |
|---|---|---|
| B (berline) | +5.900 € | +34% |
| B-SUV | +6.500 € | +34% |
| C1 (berline) | +8.400 € | +36% |
| C1-SUV | +10.100 € | +36% |
In Europa il mercato delle auto ha subito e sta subendo delle profonde trasformazioni. A determinare questi cambiamenti hanno inciso molto la pandemia, la “crisi” dei chip e il turbolento contesto geopolitico. A ciò si deve aggiungere l’epocale transizione energetica in atto, la cui lentezza è determinata anche dalle incertezze sulle normative antiinquinamento, specie in Europa. Tutti questi fattori hanno determinato un grosso cambiamento nelle dinamiche del mercato dell’auto.
La Jato ha “fotografato” questo cambiamento con dovizia di particolari, analizzando i mutamenti dal 2018 al 2024. Nel report della Jato (qui il testo completo) è emerso che negli ultimi sette anni, quattro segmenti principali hanno dominato il mercato privato aggregato in Europa (i mercati dell’auto più grandi sono quelli di Germania, Francia, Italia e Regno Unito), rappresentando circa il 60% delle immatricolazioni totali:
Questi segmenti hanno subito molto trend come il boom dei suv, la flessione dei motori tradizionali, specie il diesel, la rapida diffusione dei powertrain elettrificati e la crescente diffusione dei sistemi di assistenza alla guida (Adas). Fattori che hanno inciso profondamente sulla struttura dei prezzi.
Analizzando l’andamento delle variazioni anno su anno sul report della Jato si può vedere che gli aumenti di prezzo più rilevanti si sono verificati nel triennio 2020–2022:
Guardando al mercato italiano, si può vedere che nel 2020 le citycar di segmento A più vendute in Italia erano Fiat Panda, 500, Toyota Aygo, Volkswagen UP!, Hyundai i10, Kia Picanto, Suzuki Ignis, Citroen C1, Renault Twingo. Nel segmento B dominava la Lancia Ypsilon e nel segmento C l’accoppiata Fiat 500X e Jeep Renegade. Nel 2024 molti di questi modelli non erano più in commercio o comunque prossime all’uscita (Volkswagen UP!, Twingo, Lancia Ypsilon), con le Case automobilistiche che per garantirsi maggiori profitti hanno deliberatamente scelto di cancellare le vetture più piccole e meno profittevoli.

Confrontando il 2018 con il 2024, i prezzi medi al dettaglio sono cresciuti:
In termini assoluti:
Tutti i segmenti hanno seguito traiettorie simili, con l’accelerazione più significativa nel biennio 2020–2022. Il fenomeno è attribuibile a fattori come l’incremento dei costi industriali ma, soprattutto, nella necessità di preservare i margini da parte dei costruttori.
Nello specifico, le suv di segmento B hanno registrato un sovrapprezzo di +7.700 euro, contro i +5700 euro del 2018.
Tra i suv di segmento C e i suv di segmento B si è andati da +5.200 € nel 2018 a +7.400 € nel 2024 (+19–24% in percentuale). Mentre le carrozzerie tradizionali dei medesimi segmenti C e B sono andate da +8500 euro nel 2018 a +11.800 euro nel 2024.

Un aspetto rilevante evidenziato nel report della JATO è quello che viene definito “price migration“. Nella sostanza, oggi i modelli più piccoli hanno raggiunto i listini delle versioni superiori di qualche anno fa. Una vettura di segmento B tradizionale del 2024 costa quanto un B-suv del 2018–2019; una C1 tradizionale del 2024 ha lo stesso prezzo di un C1-suv del 2021–2022.

I clienti devono oggi affrontare barriere d’ingresso più alte per passare da un segmento all’altro. Il rischio è quello di una progressiva polarizzazione: o utilitarie economiche o suv molto accessoriati, con sempre meno spazio per le fasce intermedie.
Per i costruttori, le attuali dinamiche implicano la revisione delle politiche di posizionamento e prezzo, tenendo conto delle difficoltà di accesso per i clienti privati e della necessità di modelli “ponte” per agevolare l’evoluzione del parco circolante.
In questo contesto si deve aggiunge un altro fattore determinante: il mercato sta sempre di più andando verso vetture sempre più grandi e pesanti. La diffusione delle suv a discapito delle berline e delle station wagon è un indice di questa tendenza. Anche in città si fa fatica a vedere le citycar tradizionale, che sono state progressivamente sostituite da utilitarie che sono sempre più grandi e costose. C’è quindi l’uscita di scena delle vetture “furbe”, che facevano del pragmatico il loto punto di forza. I clienti moderni voglio apparire e viaggiare rialzati.
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