
All’Automotive Dealer Day, dopo l’intervento di Salvini, che ha parlato della possibile revisione del superbollo, è salito sul palco Jean-Philippe Imparato, Coo di Stellantis. Il mangaer ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni che riguardano l’industria italiana ed europea. Tra i passaggi più interessanti vi è sicuramente quello che riguarda una revisione del Piano Italia presentato lo scorso dicembre, che dovrà essere adattato in virtù del recente andamento del mercato. Poi ha parlato anche di concessionari, che dovranno essere messi in una posizione di tranquillità, con la stipulazione di accordi a tempo indeterminato.
Il manager francese ha parlato anche di transizione elettrica. “Il 25-27% dei consumatori è pronto alla transizione elettrica. Li conosciamo, ci lavoriamo fianco a fianco e condividiamo la stessa visione. Tuttavia, il problema è che questo segmento rappresenta appena il 17% del mercato totale. Un esempio emblematico è quello dei veicoli commerciali: oggi abbiamo un mix elettrico del 10% con una quota di mercato del 31% in Europa. Se domani volessimo portare quel mix al 20%, dovremmo arrivare a detenere il 60% del mercato. Un obiettivo che, seppur teoricamente auspicabile, è praticamente irrealizzabile nelle attuali condizioni economiche”. Si è poi soffermato sul problema dei costi. “Oggi un veicolo commerciale per un artigiano costa 15.000 euro; la versione elettrica costa 30.000 euro. La domanda è: chi può permetterselo?”
Secondo Imparato le attuali disposizioni antinquinamento mettono i costruttori con le spalle al muro. “Se non raggiungiamo il mix previsto, la multa è salata: 150 milioni di euro all’anno per ogni punto percentuale di mancato mix PV. Qual è l’alternativa? Pagare la multa un anno, chiudere gli impianti e forzare il mix. Ma a quale costo? Non vendere più nulla e distruggere l’industria. La vera domanda diventa allora: vogliamo distruggere un ecosistema che oggi impiega 13 milioni di persone in Europa?”
Stiamo discutendo di un mercato che vende 15 milioni di auto nuove, ma che si confronta con un parco circolante di 256 milioni di veicoli, di cui la metà ha più di 10 anni.
La proposta è chiara:
Questo abbatterebbe le emissioni molto più efficacemente rispetto al solo incremento delle vendite di auto elettriche nuove, che rappresentano un segmento limitato.
Oggi omologare una citycar come una Fiat Panda costa quanto omologare una Mercedes da 150.000 euro. Solo la regolamentazione (ADAS, sicurezza, ecc.) grava sul prezzo tra 2.000 e 3.000 euro a veicolo, mentre il costo di produzione varia da 500 a 2.000 euro. Serve una semplificazione normativa immediata. Le piccole auto devono tornare ad essere accessibili, altrimenti nessuno le comprerà più.
Sul fronte industriale, l’Europa sconta un gap competitivo di circa 40 euro per kWh rispetto ai cinesi.
Serve un piano industriale europeo che:
Non tutti vorranno o potranno passare al 100% elettrico. La proiezione è che nel 2030 il mercato sarà composto per circa il 40% da veicoli elettrici, ma il 60% sarà ancora rappresentato da motorizzazioni tradizionali o ibride.
Questo significa che dobbiamo garantire una gamma di prodotti accessibili, che non costringano le persone a indebitarsi per acquistare un’auto.
Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto
Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....