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Il costo dei richiami e il sempre più difficile rapporto con i fornitori

di Redazione - 11/09/2024

Il costo dei richiami e il sempre più difficile rapporto con i fornitori

Testo di Mattia Eccheli

Una mazzata. Bmw, il costruttore che guida da anni la classifica dei marchi premium, ha dovuto fare i conti con un nuovo e significativo richiamo: circa 1,5 milioni di auto affette da un potenziale problema al sistema frenante, peraltro fornito dall’azienda tedesca Continental. Si somma alle campagne già scattate tra gennaio e la fine di agosto, che riguardano altre 1,6 milioni di vetture. Tutte negli Stati Uniti, dove peraltro nello stesso lasso di tempo Tesla ha già superato quota 4,4 milioni, che è già il 70% in più rispetto al 2023.

Accantonamenti miliardari da parte dei costruttori per le “difettosità”

La casa bavarese aveva già chiuso il secondo trimestre con un Ebit della divisione auto in calo, seppur su livelli ancora elevati, anche se non per un costruttore premium: 8,4%. Le previsioni per l’anno in corso erano tra l’8 e il 10%, ma sono state corrette al ribasso, tra il 6 e il 7%, malgrado un aumento dei volumi del 2,3% a 1,1 milioni di auto. E nonostante una crescita significativa delle immatricolazioni di auto elettriche: +34%, a circa 180.000 unità.

Per Bmw significa aver tenuto a distanze le rivali tedesche Mercedes-Benz e Audi anche in vista del possibile blocco parziale delle consegne derivato dai nuovi problemi tecnici. E vuol dire anche continuare a non doversi preoccupare troppo per gli obiettivi di abbattimento delle emissioni di CO2 con i nuovi e più restrittivi parametri che entreranno in vigore nel 2025. I richiami hanno costi importanti, non soltanto in termini di immagine.

E, infatti, i costruttori hanno aumentato gli accantonamenti per le eventuali “difettosità” dei propri veicoli. Negli ultimi 5 anni, riferisce Handelsblatt, quelli del gruppo Volkswagen hanno raggiunto i 27 miliardi, Mercedes-Benz li ha ridotti a 6,4, mentre Bmw li ha portati da 5,5 a 9,6.

Il 70% del valore di una vettura dipende dai fornitori esterni

I tempi di sviluppo sempre più rapidi e la necessità di essere flessibili, ha fatto lievitare il numero dei richiami e, con esso, anche i costi collegati. Ne risentono gli utili e i dividendi pagati agli azionisti, visto che ogni somma straordinaria penalizza i margini. Solo che il 70% del valore di un’auto è legato alla componentistica che arriva dai fornitori, che lamentano contratti sempre più difficili da rispettare e allo stesso tempo sempre meno redditizi.

I problemi riscontrati al sistema frenante dei modelli con le insegne dell’Elica erano già emersi in marzo e la risposta di Bmw era stata quella di escludere Continental da nuove gare d’appalto. Nel frattempo, la casa bavarese ha messo in piedi una squadra di oltre 1.000 ingegneri impegnata nel controllo qualità e spedito una serie di consulenti presso i fornitori per verificare lo stato dell’arte e “suggerire” possibili strategie per abbattere il numero delle criticità.

Le aziende della filiera sono sotto pressione e, esattamente come le case automobilistiche, pensano di far fronte alla congiuntura riducendo gli addetti. In ordine di tempo dopo quelli di Bosch, di ZF e della stessa Continntal, l’ultimo annuncio ha riguardato la Webasto, che immagina la soppressione di un decimo dei posti di lavoro e la chiusura di due siti produttivi in Cina.

 

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