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I costruttori europei rischiano di schiantarsi contro il muro di Trump

di Emiliano Ragoni - 03/02/2025

Inizia l’era di Trump, che ufficializza i dazi. Nel mirino del Presidente degli Stati Uniti, Messico e Canada, Paesi che saranno sottoposti a una tariffa del 25% attiva a partire da martedì 4 febbraio, salvo accordi dell’ultimo minuto. Per la Cina è previsto il 10% sulle importazioni. Anche l’Europa è finita nel mirino del Presidente, il quale però non si è ancora pronunciato né sulle tempistiche né sull’entità delle tariffe.

Probabili forti ripercussioni per le Case costruttrici che hanno delocalizzato la produzione in Messico per esportare verso il mercato americano. Oltre ai diversi marchi del Gruppo Volkswagen, sono implicati anche BMW, Honda, Kia, Mazda, Stellantis e Toyota.

A rischio i produttori di componentistica

Conseguenze anche per i tre grossi produttori di ricambi canadesi, come Linamar (impiega 26.500 persone, ha cinque fabbriche in Messico, 17 stabilimenti negli Stati Uniti e 30 impianti in Canada), Magna (33 fabbriche in Messico, 58 negli Stati Uniti e 50 in Canada) e Martinrea (12 stabilimenti in Messico e diverse strutture negli Stati Uniti, Canada ed Europa), che hanno impianti di produzione in Nord America.

Queste aziende hanno seguito le Case automobilistiche mondiali in Messico, beneficiando di costi di produzione e manodopera più bassi e del libero scambio tra Stati Uniti e Canada. Chiaramente si tratta di un modello commerciale che i dazi di Trump metterà in crisi.

Magna è il più grande produttore di parti per automobili del Canada – Credit: Wikipedia

Produzione USA verso lo stop?

Secondo quanto riportato da Bloomberg, Trump ha in programma nelle prossime ore dei colloqui con il primo ministro canadese, Justin Trudeau, e con il leader del Messico, Claudia Sheinbaum.

L’obiettivo è quello di trovare un accordo che, però, appare molto difficile da raggiungere. “Non mi aspetto nulla di eclatante. Abbiamo messo dei dazi. Ci devono un sacco di soldi e sono sicuro che pagheranno”, ha detto Trump a proposito delle telefonate previste.

Secondo quanto riportato su Autonews da Flavio Volpe, amministratore delegato dell’Associazione dei produttori di componenti per auto, il dazio in arrivo il 4 febbraio è “superiore del 15% al margine di profitto di chiunque. Le tariffe minacciano di portare la produzione automobilistica nordamericana a un “brusco arresto”.

I fornitori canadesi di componenti di auto lanciano l’allarme

Anche Linda Hasenfratz, Presidente esecutivo di Linamar Corp, fornitore delle principali case automobilistiche con sede in Ontario (Canada), ha lanciato l’allarme. In un’intervista ha dichiarato che i costi delle tariffe saranno sostenuti dai suoi clienti, ossia i produttori di automobili. Per progettare componenti alternativi possono essere necessari dai 12 ai 18 mesi. Ciò significa che il plus di costi per i costruttori di auto non potranno essere assorbiti dai consumatori, quindi, questo “disintegrerà la domanda”, con il rischio concreto dello stop della produzione negli Stati Uniti.

Canada e Messico si difendono

Sia il Canada che il Messico reagiranno se Trump dovesse dare seguito alle sue minacce. Il presidente messicano Claudia Sheinbaum ha dichiarato che illustrerà i suoi piani, mentre Justin Trudeau, primo ministro del Canada, ha promesso di applicare tariffe del 25% su 106 miliardi di dollari di merci statunitensi. Anche la Cina, che sarà colpita con un dazio del 10%, ha promesso “contromisure corrispondenti”, ma non le ha ancora dettagliate.

Anche l’Europa nel mirino

Trump ha ribadito all’Unione Europea che i dazi “ci saranno sicuramente”, citando, sulla scia di quanto dichiarato a Davos, il grande deficit commerciale con il blocco. “Non accettano le nostre auto e i nostri prodotti agricoli. Loro non prendono quasi nulla e noi prendiamo tutto, e quindi milioni di auto, enormi quantità di cibo e prodotti agricoli”. I commenti di Trump lasciano poco spazio all’ottimismo per un accordo che eviti una guerra commerciale nordamericana che potrebbe diffondersi in tutto il mondo.

Cosa devono fare i Paesi per ottenere la revoca dei dazi?

Il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che i Paesi coinvolti nella “guerra” dei dazi per ottenere la revoca delle tariffe “Devono bilanciare il loro commercio e impedire alle persone di entrare nel nostro Paese. E ancora: “Noi dobbiamo fermare il fentanyl (oppioide sviluppato come antidolorifico che alimenta un mercato illegale negli States), e questo include la Cina”.

Le Case automobilistiche europee coinvolte

Come abbiamo riportato in QUESTO articolo, sono diverse le Case automobilistiche del Vecchio Continente implicate nei dazi:

  • Volkswagen: ha un grande impianto a Puebla, Messico, che produce Jetta, Tiguan e Taos per il mercato USA, e uno stabilimento Audi a San Jose Chiapa per la Q5, con parte della produzione destinata agli Stati Uniti.
  • BMW: produce Serie 3, Serie 2 Coupé a San Luis Potosi, Messico, principalmente per l’export verso gli USA, e prevede di avviare la produzione di veicoli elettrici Neue Klasse entro il 2027.
  • Stellantis: il Gruppo ha impianti in Messico (per Ram e Jeep) e in Canada (per Chrysler e Jeep), con una parte della produzione destinata agli Stati Uniti.
  • Fornitori europei: Autoliv, Michelin, Pirelli, Brembo ed Eurogroup Laminations operano in Messico e Canada, servendo anche Tesla e altri produttori automobilistici.

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