
Era risultato positivo alla cannabis dopo un incidente stradale, ma secondo i medici non era in stato di alterazione. E così il tribunale gli ha restituito la patente, che gli era stata sospesa d’ufficio in base al nuovo Codice della strada. È il secondo caso in Italia che mette apertamente in discussione una delle norme più contestate della recente riforma voluta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
Il fatto risale a circa un mese e mezzo fa. Il motociclista, coinvolto in un incidente in cui risulta parte lesa, viene trasportato all’ospedale di Asti. Qui viene sottoposto a una serie di esami clinici, tra cui un test tossicologico che rivela la presenza di cannabinoidi nell’organismo, segno di un uso recente di cannabis. Tuttavia, come ha riferito a La Stampa l’avvocato Jacopo Evangelista, i medici incaricati dalla polizia giudiziaria escludono che al momento del sinistro l’uomo fosse in stato di alterazione psicofisica, né per effetto di droghe né di alcol.
Nonostante ciò, la Prefettura dispone la sospensione della patente. Il provvedimento si basa sulla nuova formulazione dell’articolo 187 del Codice della strada: non è più necessario che il conducente sia alterato alla guida, ma basta la positività ai test per far scattare la sanzione.
Il motociclista ha così deciso di impugnare il provvedimento. A sostegno del ricorso sono stati presentati i referti medici, che certificano l’assenza di alterazione psicofisica. L’avvocato ha inoltre richiamato un precedente analogo avvenuto a Pordenone, dove un giudice ha sollevato un dubbio di legittimità costituzionale sulla nuova norma. La questione è ora al vaglio della Corte costituzionale e il giudice di pace ha fissato l’udienza per il prossimo marzo. In attesa della decisione della Consulta, il tribunale ha disposto la restituzione provvisoria della patente, non rilevando alcun pericolo immediato per la sicurezza stradale.
L’11 aprile 2025 il Ministero dell’Interno ha inviato una circolare alle forze dell’ordine per chiarire i criteri applicativi. Il documento stabilisce che per contestare il reato penale non è sufficiente la mera positività: va dimostrato che la sostanza sia stata assunta di recente e che abbia ancora effetto sulla guida. Questo significa che chi ha fumato cannabis giorni prima, ma guida in stato perfettamente lucido, non può essere perseguito penalmente. Tuttavia, la sanzione amministrativa (che prevede anche la sospensione della patente) resta possibile: è proprio su questo punto che si attende ora il giudizio della Corte costituzionale.
Il caso di Asti mette alla prova la coerenza del nuovo impianto normativo. Punire un comportamento non pericoloso in sé, ma solo sulla base di una positività biologica, potrebbe violare il principio costituzionale di responsabilità personale.
Il giudice ha scelto la linea della cautela, restituendo la patente al motociclista in attesa del pronunciamento della Consulta. La decisione potrebbe fare da apripista per altri ricorsi simili in tutto il Paese.
Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto
Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....