
Testo di Mattia Eccheli
I clienti italiani e spagnoli sono fra quelli più “aperti” nei confronti dei marchi cinesi e si lasciano convincere con correzioni al ribasso sui prezzi. Lo rivela un’indagine della società di analisi e consulenza Escalent, che ha condotto una ricerca specifica a livello europeo su oltre 1.600 acquirenti di auto nuove intervistati nei cinque principali mercato del Vecchio Continente e quindi anche di Francia, Germania e Regno Unito.
Secondo lo studio il prezzo resta a quanto pare la discriminante principale, dato che, ad esempio sulle elettriche, i listini di diverse case della Repubblica Popolare non sono affatto più bassi rispetto a quelli dei rivali non solo europei, ma anche coreani, giapponesi o americani nei quali la fiducia è ancora più alta. Per convincere i potenziali clienti, la sforbiciata sui prezzi necessaria per rendere appetibile una macchina cinese dovrebbe essere di almeno il 27% (QUI per sapere i marchi cinesi da tenere d’occhio). In realtà, in particolare in Italia e Spagna, potrebbe bastare anche un intervento più limitato. Gli estensori della ricerca Escalent hanno rilevato che per quasi un terzo dei clienti (il 31%) sarebbe sufficiente anche un ribasso in doppia cifra compreso fra l’11 e il 20%.
Almeno per il momento la temuta invasione dei marchi del Regno di Mezzo non emerge dai numeri. Nel corso del 2024 in Europa sono state acquistate poco più di 368.200 auto di case cinesi (Dataforce) con una crescita del 15% rispetto al 2023 e un’incidenza inferiore al 3,5%. Il mercato del Vecchio Continente vale infatti circa 10,6 milioni di immatricolazioni. I costruttori del Celeste Impero scontano una diffidenza legata anche alla scarsa conoscenza dei brand: solo MG e BYD compaiono fra i 25 più conosciuti censiti dalla stessa Escalent, rispettivamente in 22esima e 25esima posizione. A giudizio di Mark Carpenten, il numero di uno di Escalent, l’elemento che dovrebbe far scattare l’allarme fra i costruttori “consolidati” è il fatto che gli automobilisti europei assocerebbero i produttori cinesi all’abilità di elaborare strategie di comunicazione e di prodotto. Significherebbe che se i prezzi più “ragionevoli” fossero abbinati a campagne di marketing adeguate, le case della Repubblica Popolare potrebbero cominciare a fare la differenza anche nel Vecchio Continente.
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