
Testo di Andrea Bellomo
A Göteborg la linea di Torslanda ha segnato l’ultimo passaggio di consegne per la Volvo V90. L’esemplare finale si è mosso con passo lento lungo il nastro, accolto da un minuto di raccoglimento del personale, e poi trasferito al World of Volvo dove entrerà a far parte della raccolta museale. La scena sintetizza un momento di transizione, con il valore storico del modello che dialoga con la direzione strategica intrapresa dal costruttore.

La storia che conduce a questo esito affonda radici lontane. Dalla 240 alla 960, fino alla V90 contemporanea, la famiglia delle station wagon ha definito un linguaggio progettuale fondato sulla praticità elevata a cifra estetica. Ogni generazione ha reinterpretato esigenze funzionali in chiave di eleganza sobria, sicurezza avanzata e durabilità costruttiva. La V90 ha incarnato questo percorso applicando tecnologie recenti su un’impostazione che valorizza lo spazio utile, il comfort e la qualità percepita.

Nel contesto attuale la casa ha tracciato una strategia orientata all’elettrificazione e alla sostenibilità. Modelli come EX30, EX90 ed ES90 indicano la direzione, con architetture pensate per batteria e software di bordo più integrati. I gusti del mercato si orientano verso veicoli con maggiore altezza da terra, funzioni connesse e modalità di uso che valorizzano autonomia e ricarica rapida; decisioni industriali e investimenti seguono questa traiettoria per ottimizzare risorse e capacità produttiva.
La V90 lascia una traccia evidente nella storia del marchio. Un abitacolo che ha privilegiato ergonomia e praticità: sedute studiate per lunghi percorsi, qualità della climatizzazione, schermature acustiche pensate per limitare rumore e vibrazioni. L’ergonomia dei comandi pensata con uno schema logico, la capacità di carico orientata alle esigenze di portare oggetti voluminosi senza compromettere l’abitabilità. L’attenzione ai dettagli costruttivi ha trasformato la silhouette della wagon in un oggetto che comunica rigore e misura, capace di tenere testa a soluzioni formali più estreme pur mantenendo un’identità sobria.

Sul piano tecnico la versione T8 Twin Engine ha portato la vettura alla massima espressione prestazionale del ciclo produttivo: propulsione ibrida plug-in, potenza complessiva elevata e autonomia in modalità elettrica pensata per percorsi urbani quotidiani. Sospensioni adattive e tarature della trasmissione hanno garantito una guida al tempo stesso composta e reattiva, adattabile a contesti diversi dal traffico cittadino all’autostrada.
L’arrivo dell’ultimo esemplare al World of Volvo ha avuto il valore di un’epigrafe: un tributo alla storia tecnica e culturale che quella vettura racconta. Accanto a modelli che hanno segnato tappe fondamentali della produzione, la V90 testimonia una fase produttiva in cui una certa idea dell’automobile rappresentava la sintesi tra utilità e stile. Lo spazio espositivo la conserva come riferimento per progettisti e appassionati, memoria materiale di scelte progettuali che hanno influenzato generazioni.

La conclusione del ciclo produttivo assume funzione di spartiacque tra due periodi. Da un lato, una tradizione costruita su esperienza meccanica e artigianato industriale; dall’altro, un orizzonte dominato da architetture elettriche, software e processi produttivi che puntano a ridurre l’impatto ambientale. In questa evoluzione la continuità dell’identità resta percepibile nella qualità costruttiva, nella cura del comfort e nella ricerca di soluzioni che migliorano il benessere a bordo.
L’ultima V90 rappresenta il compimento di una storia e, al tempo stesso, il punto di osservazione per il futuro del marchio. Il patrimonio tecnico e culturale che porta con sé alimenterà scelte successive, plasmando approcci progettuali che mantengono attenzione alle persone e al contesto d’uso. La chiusura di una linea produttiva segna una pagina che rimane aperta nel modo in cui Volvo interpreta mobilità, design e responsabilità industriale.

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