
Sul tavolo del nuovo Ceo di Stellantis, Antonio Filosa, ci sono diverse questioni da risolvere. Tra di esse figura certamente l’avanzata cinese in Europa, con le Case automobilistiche del Dragone che stanno erodendo quote di mercato ai produttore locali anche nel segmento delle city car. Negli ultimi anni le auto di piccola dimensione sono gradualmente scomparse, con i costruttori che dovendo far fronte a sempre maggiori costi, hanno deciso di spostarsi in categorie di mercato più redditizie.
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Negli ultimi due mesi, il presidente di Stellantis, John Elkann, e l’amministratore delegato di Renault, Luca de Meo, hanno provato a più riprese a convincere l’Unione Europea a prendere in considerazione la questione delle auto di piccola dimensione. Come? Semplificando la regolamentazione e, in particolare, il Regolamento generale sulla sicurezza (GSR2), che impone caratteristiche quali airbag laterali, sensori che rilevano l’attenzione del conducente, avvisi di deviazione dalla corsia e crash test più rigorosi.
Secondo delle fonti vicine all’ACEA, le Case automobilistiche per ottemperare a questi regolamenti, oltre a quelli sull’inquinamento, spendono tra 850 e 1.400 euro per singola vettura. Una spesa che erode tutti i margini di guadagno delle compagnie, ma che potrebbe essere compensata da una regolamentazione più snella e meno rigorosa, sul modello di quanto fa il Giappone con le kei-car.
Secondo quanto riportato dalla Reuters, la Commissione Europea starebbe esaminando la questione. Rivedere i requisiti per le auto più piccole senza compromettere la sicurezza rappresenta una grossa sfida per i legislatori, con l’Euro NCAP che si è dichiarato poco possibilista.
D’altronde la Byd offre già la Dolphin Surf, un’elettrica da meno di 20mila euro che ottempera pienamente ai requisiti di sicurezza europei. Le Case automobilistiche del Vecchio Continente per far fronte ai costruttori cinesi come Byd, che possono contare su grandi economie di scala e su una filiera ridotta, devono necessariamente passare dalle alleanze. Il nuovo Ceo di Stellantis, Filosa, ha la possibilità di sfruttare la sua nuova posizione per organizzare con le altre società automobilistiche un fronte comune utile a rallentare l’avanzata della Cina.

Ma Filosa non deve gestire solo l’avanzata cinese in Europa ma anche quella in Brasile. Byd e le altre Case automobilistiche del Dragone hanno messo nel mirino il mercato brasiliano che è ancora agli albori per quanto riguarda le vetture elettriche e ibride. Secondo la Reuters il Brasile è diventato l’obiettivo principale della Byd, con sempre maggiori esportazioni di vetture (si parla di circa 22.000 vetture esportate da inizio anno). Un fenomeno che però potrebbe crescere molto presto. Secondo la principale associazione automobilistica brasiliana, le importazioni di veicoli costruiti in Cina dovrebbero crescere di quasi il 40% già nel 2025, raggiungendo circa 200.000 unità (circa l’8% delle immatricolazioni totali di auto).
I gruppi industriali e sindacali sostengono che la Cina stia approfittando dei temporanei dazi bassi del Brasile per aumentare le sue esportazioni, invece di investire nella costruzione di fabbriche locali e nella creazione di posti di lavoro.
Il Brasile è allettante in virtù del suo ampio mercato (è il sesto mercato automobilistico per volume), con Case come Volkswagen, General Motors e Stellantis, che costruiscono qui automobili da decenni. Nello specifico, Stellantis, ha tre stabilimenti: a Betim (Minas Gerais), Porto Real (Rio de Janeiro) e Goiana (Pernambuco). Inoltre ha una quota di mercato del 29,4% (2024), con la Fiat che è il marchio più popolare in assoluto.
La Byd e le altre case cinesi stanno cercando di sfruttare le condizioni favorevoli del Brasile, che vedono un dazio del 10% sulle auto elettriche. Tariffa che nel 2026 verrà portato al 35%. In questo contesto è piuttosto comprensibile comprendere il motivo per il quale Pechino sta “invadendo” il Brasile. Ma l’industria locale è preoccupata perché, come dichiarato da Igor Calvet, presidente di ANFAVEA (associazione automobilistica brasiliana), al momento la Byd non ha ancora pianificato la costruzione di uno stabilimento per avviare la produzione locale.
Come per l’Europa anche il fronte brasiliano è molto caldo per il Ceo Antonio Filosa, chiamato a monitorare attentamente l’andamento di un mercato strategicamente importante come quello brasiliano.

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