
Innanzitutto una premessa. Eccola: sebbene i costruttori europei “offrano oggi sul mercato dell’UE circa 290 modelli ricaricabili elettricamente, la mancanza di condizioni essenziali quali incentivi più forti e infrastrutture adeguate continua a frenare la domanda“.
E poi la serie di dati, numeri e tabelle contenuta nell’Automobile Industry Pocket Guide 2025/2026, diffusa dall’Acea quasi contestualmente all’appello del suo presidente Ola Källenius, (che è anche Ceo di Mercedes-Benz Group), e di Matthias Zink, numero uno di Clepa (associazione dei fornitori di componentistica) e dirigente del gruppo Schaeffler. In una lettera alla numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, i due rappresentanti dell’automotive europeo sostengono che “raggiungere gli obiettivi di CO₂ per il 2030 e il 2035 non è più fattibile nel mondo di oggi” e criticano il ban ai motori termici previsto per il 2025 attraverso una sorta di all-in sull’elettrico.
Ma veniamo ai numeri che emergono dalla pubblicazione di Acea. Il primo è noto, ma viene ribadito con forza: “le immatricolazioni globali di automobili sono aumentate del 2,7% e la quota di mercato dell’UE è salita al 22%, ma la quota delle auto elettriche a batteria è diminuita per la prima volta”. E la tabella mostra chiaramente la perdita di quota di mercato delle Bev (Battery electric vehicle), scesa di un punto tra il 2023 3 il 2024, dal 14,6 al 13,6%, mentre la produzione ha subito un decremento del 4%.

I dati dell’Acea confermano anche, sia pure sotto forma di istogrammi, che il principale Paese da cui l’Europa importa auto elettriche (in valore) è la Cina, mentre le principali piazze di esportazione sono (o meglio, erano nel 2024, cioè prima dei dazi) la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
Le difficoltà per rispettare l’appuntamento del 2035 emergono anche dal parco circolante (quasi 250 milioni di veicoli) con un’età media di 12,5 anni per le auto, di 12,7 anni per i veicoli commerciali leggeri, di 14,1 per i camion e di 12,2 per gli autobus. un ricambio in chiave ‘green deal’ è irrealistico per il 2035 e chissà in quanti decenni si potrebbe eventualmente definire. Tanto più che la quota di vetture elettriche ‘pure’ è meno del 4% (3,9%) rispetto al parco circolante auto.

C’è poi il capitolo infrastrutture, che presenta numeri ancora meno compatibili con la data del 2035: il 60% dei punti di ricarica è concentrato in tre Paesi (Francia, Germania e Olanda – con l’Italia che figura al quinto posto dopo UK a quota 58.200 circa). In media c’è una colonnina pubblica ogni 5 auto in Europa (anche se il dato risente del fenomeno Norvegia, Stato ‘all electric’ per eccellenza). E poi, in oltre la metà degli Stati membri dell’UE esiste meno di un punto di ricarica pubblico ogni 1.000 abitanti.

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