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Dove sta andando l’industria automobilistica?

di Redazione - 04/04/2024

Testo a cura di Marco Triulzi

Il futuro dell’industria automobilistica globale è segnato dall’incertezza. Lo rivela lo studio dell’Allianz Trade, leader mondiale dell’assicurazione crediti, che riporta una serie di dati e statistiche che ci aiutano a comprendere la dinamica attuale e futura di questo settore. La crescita globale del mercato auto nel 2023 (+11,9%) è dovuta principalmente al recupero delle vendite dopo l’impasse produttiva causata dal covid. Questo significativo rimbalzo delle vendite sarà presumibilmente seguito da una normalizzazione nel corso del 2024, con una curva di crescita rallentata che si attesterà, sempre nelle previsioni dell’analisi di Allianz, al +1,9%.

Nonostante ciò, le elettriche saranno destinate a crescere nel prossimo futuro. Lo studio di Allianz prevede che le vendite di queste vetture supereranno i 18 milioni (+32,8% anno su anno) nel 2024, con l’Europa in prima linea (+41,2%).

La Cina leader del mercato delle auto elettriche

Nella rincorsa alla trasformazione dell’industria automobilistica verso la produzione di veicoli elettrici, non è un mistero che la Cina sia in netto vantaggio rispetto ai mercati tradizionali. Le vendite di auto elettriche cinesi sono aumentate di quasi otto volte dal 2019 al 2023. Una sfida ai produttori tradizionali, specialmente del Vecchio Continente, dove sbarcano in continuazione nuovi costruttori con modelli di qualità venduti a prezzi molto competitivi e concorrenziali. Dalla loro questi costruttori cinesi possono vantare una forte esperienza e capacità nella produzione di batterie. Vi basti sapere che i primi dieci produttori mondiali di batterie sono cinesi. A titolo di esempio, tra gli ultimi marchi apparsi in Italia, la Byd che nasce come produttore di batterie e ha ampliato la sua produzione alle automobili.

Tuttavia, anche per queste realtà che sembrano destinate a una crescita continua e inarrestabile il futuro appare incerto. Un cammino ostacolato dalla guerra dei prezzi, dalla sovraccapacità e dall’evoluzione delle tecnologie delle batterie. Tutti elementi che potrebbero minare la sua posizione di leadership attuale.

Le difficoltà di Europa e Stati Uniti

Mentre la Cina è destinata ad occupare sempre più quote di mercato, le case automobilistiche europee, in particolare quelle tedesche, stanno perdendo terreno in un settore che storicamente è stato un pilastro dell’economia europea. Per comprendere l’importanza di questa industria nel contesto europeo, vi basti sapere che conta 950 mila imprese e impiega 6,5 milioni di persone. I costruttori sono in ritardo nella transizione dell’industria automobilistica, e fanno fatica a produrre modelli a prezzi accessibili in modo redditizio. Questo ritardo ha causato un aumento delle insolvenze aziendali con il rischio di perdere circa 730.000 posti di lavoro.

Avrete sentito parlare probabilmente dello spettro licenziamenti a Mirafiori (trovate i dettagli qui) dove si produce la poco fortunata Fiat 500 elettrica. A proposito, per salvare la fabbrica si vocifera di una possibile versione termica di questo modello. Ne abbiamo parlato in uno dei nostri articoli.

Anche negli Stati Uniti, i costi per la produzione di veicoli elettrici sono ancora elevati con la conseguenza di prezzi di vendita non competitivi. Inoltre, è nota la preferenza degli americani per i veicoli più grandi, generalmente pick-up o grandi suv termici. A ciò si aggiunge la divergenza di vedute sui veicoli elettrici tra i due grandi e opposti partiti politici. Con l’attuale amministrazione che sta spingendo verso la transizione energetica ma con la possibilità che una seconda presidenza Trump porti a un diverso percorso data la sua avversione verso questo settore.

Le risposta di USA e UE alla Cina

L’Unione Europea e gli Stati Uniti non gradiscono certamente questa dipendenza dalle forniture cinesi e la popolarità dei veicoli elettrici cinesi nei loro mercati. La prima reazione politica in questi mercati è stata l’inasprimento delle restrizioni e dei controlli sulle importazioni di auto cinesi. Per fare un esempio, l’Inflation Reaction Act (IRA) di Biden offre fino a 7.500 dollari di crediti d’imposta per l’acquisto di nuovi veicoli elettrici ma esclude quelli con componenti cinesi. Mentre l’Unione Europea ha avviato nel 2023 un’indagine anti-sovvenzioni sulle case automobilistiche cinesi, che potrebbe potenzialmente portare a un ulteriore aumento delle tariffe.

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