Spesso il maschio italiano “medio” è solito deridere la donna al volante. Ma al di là dei dati statici, che invece mettono in luce le doti alla guida del gentil sesso, questa volta l’argomento in discussione tocca nel vivo le corde della sicurezza.
Perché proprio le donne hanno maggiori probabilità di subire un colpo di frusta rispetto agli uomini in un incidente stradale. L’aumento del rischio di lesioni mortali in una donna al volante rispetto a un uomo può essere attribuito al fatto che hanno una densità ossea inferiore oltre a ossa più piccole. Per usare i numeri hanno il 73% in più di probabilità rispetto agli uomini di rimanere gravemente ferite.
Colpa dei manichini
Più che dei manichini, la colpa è involontariamente degli uomini (inteso il sesso maschile). Uno studio condotto in Svezia, ad esempio, ha scoperto che le donne sono più predisposte al colpo di frusta perché i sedili dell’auto auto non sono strutturati per corpi tendenzialmente più leggeri. Sostanzialmente dovrebbero essere meno rigidi e più flessibili.
Quando sono iniziati ad essere effettuati i crash-test, passando da usare cadaveri ad impiegare i manichini che oggi conosciamo (siamo negli anni Settanta) si è sempre partiti dalla forma del corpo maschile. I ricercatori hanno raccomandato di sviluppare manichini femminili e di usarli come standard durante i test per rendere le auto più sicure per le donne.
Vero che oggi siano disponibili anche manichini che rappresentano bambini e donne appunto, ma in questo particolare caso si tratta di manichini da uomo in scala ridotta delle dimensioni di una ragazza di 12 anni, con un’altezza di 149 centimetri. Inoltre, la normativa UNECE per i crash-test in Europa stabilisce che per i controlli tecnici deve essere utilizzato un modello di un uomo medio. Per quanto le auto si siano evolute in funzione della sicurezza, una parte di sperimentazione non è stata altrettanto al passo con i tempi. E questo gap ha portato alle conseguenze che raccontano i numeri di cui sopra.
Cosa cambierà?
L’ingegnere svedese Astrid Linder e il suo team presso l’Istituto nazionale svedese di ricerca sulle strade e sui trasporti (VTI) stanno lavorando al prototipo di manichino per crash-test modellato su una donna di taglia media.
Il gruppo di lavoro auspica che tale manichino possa essere utilizzato per conoscere le diverse lesioni – come una frattura del bacino – che accadono in modo sproporzionato alle donne coinvolte in incidenti automobilistici. Geometria, peso e altezza sono i fattori che differenziano un manichino femmina da un manichino maschio. Questi includono la larghezza delle spalle e il baricentro del busto, che sono più alti per gli uomini.
Al momento però il progetto di Astrid Linder si trova in una sorta di limbo finanziario, in attesa che il progetto ottenga finanziamenti da aziende che sostengono la sicurezza stradale. Come ad esempio Volvo, che ha sviluppato un sistema di sicurezza con ben 16 sensori a ultrasuoni e otto telecamere per la sua nuova generazione di vetture, in particolare l’EX90.
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