
Torna al centro del dibattito la questione degli autovelox non omologati. A rilanciare il tema è il Codacons, che ha presentato un esposto alle Corti dei Conti di dieci regioni italiane per segnalare l’uso di migliaia di dispositivi potenzialmente irregolari da parte dei Comuni. Secondo l’associazione, solo nelle grandi città gli incassi legati a multe elevate con questi strumenti supererebbero i 40 milioni di euro, oggi a rischio di invalidazione. Il tutto mentre la normativa è ancora in una fase di incertezza e i ricorsi si moltiplicano.
Nel suo esposto, il Codacons punta il dito contro numerosi enti locali che, a suo avviso, continuano a utilizzare dispositivi privi della necessaria omologazione ministeriale. L’associazione stima che, solo nelle principali città italiane, siano potenzialmente in gioco oltre 40 milioni di euro di sanzioni annue, elevati con apparecchi che potrebbero non avere valore legale.
Il rischio non è solo quello di dover rimborsare le somme incassate illegittimamente, ma anche quello di sostenere le spese legali connesse ai ricorsi. Inoltre, il mancato adeguamento alle regole previste entro il 12 giugno 2025 – termine stabilito dal decreto attualmente in vigore – potrebbe esporre molti Comuni a contestazioni formali e a un danno erariale concreto. Alla base della contestazione del Codacons c’è un nodo giuridico che negli ultimi mesi ha generato confusione e contraddizioni: il rapporto tra approvazione e omologazione.
Per comprendere appieno la complessa situazione normativa sugli autovelox, è fondamentale ripercorrere gli eventi principali che hanno generato l’attuale incertezza:
L’incidente a inizio aprile che ha coinvolto tre giovanissimi in Puglia – un ragazzo di 22 anni e due ragazze di 21 anni – è l’ennesimo tragico richiamo alla necessità di affrontare seriamente il problema dell’eccesso di velocità. Viaggiavano a bordo di una Porsche noleggiata a oltre 200 km/h, prima di perdere il controllo e schiantarsi contro un albero perdendo la vita nell’impatto. Il dramma ha colpito profondamente l’opinione pubblica e ripropone con forza il valore dei controlli e della prevenzione.
In questo scenario, è fondamentale che il dibattito sugli autovelox non omologati non diventi un alibi per sminuire la gravità di certi comportamenti alla guida. La denuncia del Codacons e la richiesta di chiarezza normativa sono legittime e necessarie, ma non devono essere interpretate come un “liberi tutti” per chi intende ignorare i limiti.
La sicurezza stradale richiede regole certe, dispositivi regolari e soprattutto responsabilità individuale. Controllare la velocità non è una penalizzazione: è una tutela. E in un paese che ancora conta troppe vittime giovani sulle strade, questo principio va riaffermato con fermezza.
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