
Il Governo ha deciso di non fare passi indietro sulla stretta fiscale per le auto aziendali. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha infatti respinto gli emendamenti che avrebbero potuto attenuare l’impatto della misura, prevista dalla Legge di Bilancio, sui fringe benefit per i dipendenti. Tra le proposte bocciate c’erano la salvaguardia per le vetture immatricolate prima del 1° gennaio 2025 e il rinvio dell’entrata in vigore della norma a luglio. Una decisione che ha suscitato forti critiche da parte di ANIASA, l’Associazione che rappresenta il settore dei servizi di mobilità in Confindustria.
A partire dall’inizio dell’anno, sono cambiate le percentuali di tassazione per il fringe benefit legato alle auto aziendali, con un incremento significativo per i veicoli a combustione tradizionale. Il valore imponibile del benefit sarà calcolato sulla base della percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri annui, moltiplicata per il costo chilometrico di esercizio stabilito dalle tabelle ACI 2025. L’aspetto più contestato della misura è proprio questo: il ritorno a un calcolo analitico del fringe benefit, che sostituirà il precedente sistema forfettario basato sulle tabelle ACI.
Le nuove aliquote di tassazione saranno le seguenti:
Ciò rappresenta un netto cambiamento rispetto al 2024, quando le percentuali variavano in base alle emissioni di CO₂. Il nuovo sistema penalizza in particolare le auto diesel e benzina, che vedranno più che raddoppiare il valore imponibile rispetto alle attuali aliquote del 25-30% applicate ai veicoli con emissioni inferiori a 160 g/km.
Gli emendamenti presentati in Commissione miravano a mitigare gli effetti della riforma in due modi:
Entrambe le proposte sono state respinte, lasciando inalterata la stretta prevista dalla Legge di Bilancio. Questo significa che le auto aziendali consegnate entro la fine del 2024 non potranno più usufruire del sistema forfettario nel 2025, subendo un’improvvisa variazione fiscale.
La decisione del Governo ha sollevato forti critiche da parte di ANIASA, che ha evidenziato le pesanti conseguenze per imprese e dipendenti. Secondo le stime dell’Associazione, l’abolizione del regime forfettario comporterà un aumento medio del valore imponibile del fringe benefit auto di 1.600 euro all’anno (+67%), traducendosi in un maggiore carico fiscale in busta paga, in particolare per i lavoratori della classe media che utilizzano vetture diesel o benzina.
«Una scelta immotivata che finisce per danneggiare la mobilità delle nostre imprese, già penalizzate rispetto ai competitor europei, l’industria automotive – che subirà un calo nelle nuove immatricolazioni – e il rinnovo del parco circolante», ha dichiarato Alberto Viano, Presidente di ANIASA. L’Associazione segnala anche una potenziale perdita per l’Erario, stimata in oltre 125 milioni di euro solo nel 2025, dovuta alla riduzione delle immatricolazioni e agli effetti negativi sulla filiera dell’automotive.
Con questa stretta, il Governo punta ad aumentare le entrate fiscali, ma secondo ANIASA il rischio è quello di frenare gli investimenti e di rendere meno competitivo il sistema di mobilità aziendale italiano rispetto agli altri Paesi europei.
Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto
Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....