
Testo di Mattia Eccheli
C’era una volta la pandemia, il periodo durante il quale la case automobilistiche si ingegnavano per continuare a commercializzare veicoli senza un contatto diretto con i clienti o con incontri assai poco ravvicinati. C’era chi aveva proposto il recapito anche direttamente a casa, su una bisarca, e chi aveva spalancato le porte alla vendita diretta in rete.
Diversi costruttori hanno anche cambiato radicalmente i contratti con i concessionari e alcune grandi piattaforme avevano cominciato ad affacciarsi al mondo dell’industria automobilistica. Negli Stati Uniti il fenomeno si è esteso e coinvolge non solo Google, ma anche Amazon e Ebay, dopo che in Cina è possibile da tempo ordinare i macchine sul web.
La nuova tendenza, in parte approdata anche in Europa (la Germania ne è un esempio), è quella di offrire soluzioni intermedie fra clienti e rete distributiva. In realtà, la notevole visibilità offerta dai siti dei colossi del web rappresenta una grande opportunità per quei costruttori che si stanno affacciano sul mercato del Vecchio Continente e che ancora lavorano ai propri canali di vendita, quelli cinesi soprattutto.
Oltreoceano i clienti possono già acquistare su Amazon le proprie Hyundai, mentre la filiale tedesca della casa coreana ha a disposizione un “brand space” sulla piattaforma nazionale del colosso del commercio elettronico, i cui profitti dipendono dai margini, anche eventualmente risicati, sui volumi, ma per ordinare le auto ci vorrà ancora tempo.
L’azienda di Mountain View sta invece testando in Germania la validità dei “Google Vehicle Ads” (lanciati nel 2022 nel Nord America e in Australia), mentre, informa la Automobilwoche, dallo scorso mese su Ebay si possono non solo acquistare pezzi di ricambio, ma fissare appuntamenti per le riparazioni e pagare il dovuto.
L’obiettivo, almeno in Germania, è quello di fare in modo che l’80% dei clienti trovi un’officina Ebay nel giro di 10 chilometri. A quanto pare gli stessi costruttori sono anche interessati a investire su nuove forme per raggiungere i propri potenziali clienti, già abituati ai rodati sistemi di acquisto e pagamento online.
Il problema è sempre quello di non sottrarre volumi ai saloni, già alle prese con una congiuntura tutt’altro che positiva. E mentre Amazon sembra concentrata sui clienti di auto nuove, Google si muove più verso l’usato con gli Ads dedicati al mondo del “second hand”, con proposte estremamente personalizzate che finiscono per far approdare l’utente sul sito del rivenditore.
Secondo gli esperti questa nuova opzione può rendere più indipendenti gli autosaloni dal grande trading dei veicoli usati e modificare radicalmente anche i rapporti di forza con altre piattaforme comparative. Solo che i rivenditori devono attrezzarsi e mettere in piedi attività di marketing digitale.
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