
Testo di Mattia Eccheli
Stellantis è il gruppo automobilistico europeo con l’utile operativo più alto: 24,3 miliardi per l’esercizio 2023, la metà dei quali legata al mercato del Nord America, mentre l’Europa “allargata” (ad esempio con la Turchia) incide poco più di un quarto. Ed è anche primo per utili netti: 19 miliardi, circa 2 in più rispetto al 2022.
Con questi numeri, la multinazionale dell’auto nata dalla fusione fra FCA e PSA sarà anche sicuramente sul podio planetario, perché all’appello mancano solo i dati dei costruttori giapponesi, il cui anno fiscale va da aprile a marzo, e verosimilmente solo Toyota potrebbe scavalcarla.
Stellantis precede i tre gruppi tedeschi, i cui margini fino qualche anno fa dipendevano per circa la metà dalla Cina, ma i dati non vengono diffusi per regioni: Volkswagen (23 miliardi di euro), Mercedes-Benz (20) e Bmw (18). Il gruppo guidato da Carlos Tavares si tiene alle spalle anche quelli americani e coreani: Hyundai/Kia (19, erano 12 un anno fa), General Motors (11, erano 14 nel 2022), Ford (10) e Tesla (8, in calo di 5).
La graduatoria non è molto diversa se analizzata per quanto riguarda gli utili netti: dietro a Stellantis (19), ci sono di nuovo Volkswagen Group (18), Mercedes-Benz e Hyundai/Kia (15). Tesla (14 contro i 12 del 2022) precede però Bmw (12 anziché 19). Quindi General Motors (9), Ford (4), Renault (2) e Ferrari (1).
La strategia “Value over Volume” (valore più dei volumi) di Tavares di massimizzare i margini per veicolo ha funzionato, anche se il pagatissimo top manager (36,5 milioni di euro per l’ultimo esercizio, 10 milioni in più rispetto a Jim Farley, numero uno di Ford, che ha tuttavia presentato un bilancio più “normale”) ha avvisato che non si potrà andare avanti così. Sul personale, del resto, Stellantis è già intervenuta pesantemente: dei quasi 300.000 addetti occupati a livello globale da FCA e PSA prima della fusione, a fine 2023 ne erano rimasti in servizio meno di 251.000.
Il problema è che anche le vendite sono scese e il gruppo ha perso quote di mercato in Europa: nel 2013 i volumi complessivi dei marchi del gruppo sfioravano i 2,8 milioni di esemplari, mentre lo scorso anno erano scesi a 2,12. I dati fanno riflettere anche se analizzati nel loro complesso: nello scorso decennio i 6 gruppi automobilistici europei hanno contabilizzato utili per un totale di 428 miliardi di euro, il 44% dei quali, malgrado l’aumento dei costi dell’energia, delle materie prime risalgono, i colli di bottiglia delle forniture, sono ascrivibili agli ultimi 3 anni.
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