Rinnovare un modello di successo è uno dei lavori più difficili del mondo. Immaginatevi la pressione che avvertivano ingegneri e designer, quando hanno iniziato a pensare come rifare la Countryman, che per Mini rappresenta una delle colonne portanti. Uno stress positivo, a giudicare dal risultato: che si parli di estetica, di tecnologia o di tecnica, la terza generazione della Mini più familiare (nel senso di disponibilità di spazio per persone e bagagli) che ci sia sembra proprio aver centrato l’obiettivo.
Andiamo con ordine e partiamo dal design: che si tratti di Mini è chiaro fin dal primo sguardo, nonostante i proiettori anteriori non siano circolari. Si intuisce immediatamente anche di avere davanti una Countryman: questione di proporzioni della carrozzeria, di andamento del tetto. E qui entriamo nel capitolo dell’abitabilità: di mini (in minuscolo) qui non c’è traccia.

In particolare, stupisce l’abitabilità posteriore: i cm abbondano per le ginocchia, per la testa, ma anche per spalle e gomiti. Così, persino quattro persone alte 190 cm, più un ragazzino, possono viaggiare comodamente. Buona, ma non eccezionale, la capacità del bagagliaio: 460 litri, con il vano posizionato sotto al piano di carico occupato dai cavi per la ricarica e che quindi non si riesce a sfruttare. C’è di buono che, grazie al portellone verticale, il volume disponibile è facilmente sfruttabile.

Sempre a proposito di abitacolo, è di altissimo livello la qualità: assemblaggio e scelta dei materiali appagano, anche laddove questi ultimi sono riciclati, perché si percepisce che la trama dei tessuti è “diversa” dal solito, ma la percezione al tatto è senza dubbio piacevole. Ricercati, senza mai risultare eccessivamente leziosi, gli abbinamenti cromatici: l’accostamento tra il “biscotto” e il “carta da zucchero” dell’esemplare in prova ne è una testimonianza.

A proposito di buon gusto, eccoci al display centrale: lo schermo oled è garanzia di massima definizione, ma non rinuncia ai richiami vintage; tra le varie schermate c’è anche quella che replica, almeno nello stile, quello della Mini originale del 1959. Piuttosto, a non convincere fino in fondo, sono altri due elementi del sistema di infotainment.

Il primo è un certo ritardo di risposta ai comandi, il secondo è un’innegabile complessità generale: le tante informazioni riportate nello schermo non sono così facilmente consultabili, mentre la navigazione tra i vari menù risulta un po’ macchinosa.
Soddisfatta la curiosità di conoscere come avessero rinnovato l’abitacolo, restava quella di capire come va la prima Countyman elettrica. Giudizio breve: alla grande. Ma ne vorrete sicuramente sapere di più. Iniziamo dalle sospensioni, che stupiscono per la capacità di assorbire ogni genere di asperità, anche quelle che di solito mettono in crisi le elettriche: gli avvallamenti, che spesso innescano come dei “rimbalzi”, a causa della taratura rigida delle molle, dettata dall’esigenza di gestire il peso delle batterie.

Beh, qui le batterie ci sono, ma i rimbalzi no. Non stupisce invece la reattività: 313 cv e 494 Nm di coppia subito disponibili sono numeri importanti, che però non mettono in crisi la motricità, grazie al fatto che c’è un motore per le ruote anteriori e uno per quelle posteriori, quindi la trazione è integrale.
Tra le curve? La Countryman elettrica è più efficace che coinvolgente; ciò significa che si va fortissimo ma che il divertimento non è – e non avrebbe senso aspettarselo – quello di una hatchback JCW a benzina, più bassa e leggera. Modulando le aspettative al fatto che si tratta di un’auto da famiglia, beh allora con la Countryman SE All4 è un gran bel guidare.

Batteria: la capacità è di 66,45 kWh e, con la ricarica rapida, si può arrivare fino a 130 kW. Quanto basta per assicurarsi, in meno di 30 minuti, il passaggio dal 10% all’80%. Ultimo, ma non per importanza, il discorso sui sistemi di assistenza alla guida: con il Driving Assistant Professional, è possibile una guida parzialmente automatizzata, su percorsi di tipo autostradale. Ciò significa che è possibile staccare le mani dal volante fino a 60 km/h, purché si continui a seguire con attenzione il traffico e si rimanga pronti a intervenire in qualsiasi momento, se necessario.
La gamma della Mini Countryman elettrica si divide fondamentalmente in due: motore singolo (204 cv) e doppio motore (quella di questo test).
Partiamo dalla meno potente, a trazione anteriore:
Per quello che riguarda la 4×4, invece:
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