Posti di lavoro e stabilimenti Stellantis a rischio in Italia. A dirlo è l’ad Carlos Tavares durante un’intervista rilasciata recentemente all’agenzia Bloomerg in cui ha affermato che senza soldi pubblici Mirafiori e Pomigliano sono “a rischio”. Soldi, servono soldi; e l’ad Tavares li vorrebbe dal governo italiano tramite gli incentivi: “se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio le fabbriche italiane”. Incentivi, come quelli appena sbloccati per quasi 1 miliardo di euro (lo leggi qui) dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tant’è che proprio il ministro Urso non fa attendere la replica del Mimit: “Se Tavares ritiene che l’Italia debba fare come la Francia, che ha aumentato la sua partecipazione attiva in Stellantis, ce lo chiedano. Se il problema è ‘fate come la Francia’, qual è la terza richiesta che ci farete? La differenza tra noi e la Francia è che loro sono nel capitale azionario e noi no. Fateci una richiesta”.
Il portoghese da 64 mila euro di stipendio al giorno (lo leggi qui), Tavares è nato a Lisbona, non placa la polemica innescata dai timori del governo italiano di un ulteriore, progressivo, disimpegno dell’azienda automobilistica dal Paese, dettato dalla riduzione della produzione negli stabilimenti italiani e dallo spostamento di alcune fabbriche all’estero. Siamo un mercato automobilistico “piccolo” secondo l’analisi dell’ad e in effetti, anche se il 2023 si è chiuso per Stellantis in Italia con un +9,6% rispetto al 2022 (751.384 veicoli assemblati, di cui 521.104 autovetture e 230.280 veicoli commerciali), siamo ancora lontani dal milione raggiunto l’ultima volta nel 2017, quando alla guida c’era Sergio Marchionne.
Inoltre in questi anni sono diminuiti anche i dipendenti passati dai 51.300 del 2021, anno della fusione Fiat-Chrysler Gruppo Psa, agli odierni 42.700, e non vengono fatte assunzioni in sostituzione dei dipendenti che vanno in pensione. Al contrario, vengono incentivati le fuoriuscite volontarie con generosi contributi economici e, a ottobre, era stato persino messo in vendita lo stabilimento di Grugliasco che ospitava parte della linea di produzione Maserati e doveva diventare il polo d’eccellenza del Made in Italy (lo leggi qui).
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