
Porsche Panamera ha appena debuttato come terza generazione dell’ammiraglia di Zuffenhausen, e mette subito in chiaro le cose: ce ne sarà soltanto una. Non come motorizzazioni ovviamente, ma come varianti di carrozzeria. La discussa e passata Sport Turismo abbandona le scene dopo solo una “stagione” di attività.
Troppo poco successo per quella che avrebbe dovuto rappresentare la versione famigliare della vettura tedesca. Una quota di mercato intorno al 10% rispetto al totale di Panamera ha di fatto deciso la fine di un modello che non ha mai fatto breccia nel cuore degli appassionati. Così ad alimentare il nuovo corso sarà solamente la berlina, congiuntamente con l’edizione Executive, quella a passo lungo che piace tanto ai mercati asiatici.
La terza generazione della “grande” vettura Porsche prende forma dal modello uscente, da cui eredita la piattaforma (Mlb Evo) e le motorizzazioni. Certo lo stile e la meccanica sono stati aggiornati per rendere l’intero pacchetto ancora più efficiente, ma la realtà dei fatti non svela nulla di completamente inedito. Da segnalare che il modello ibrido alla spina, capace di una potenza complessiva di 680 cavalli, abbia visto crescere la quota di autonomia in elettrico sino alla soglia dei 90 km. Più potenza e coppia anche per le V6, a due e quattro ruote motrici.
Quello che invece rappresenta il nuovo su Panamera è il comparto sospensioni. Non tanto per l’architettura quanto per la tecnologia. Il Porsche Active Ride è formato da molle ad aria ad una camera e ammortizzatori a controllo elettronico, regolati ciascuno da una pompa idraulica dedicata, che sfrutta l’elettronica del sistema ibrido plug-in. Ecco perché è disponibile solo su tale modello. Ha il vantaggio di elidere rollio e beccheggio contrastando le forze che agiscono sulla vettura, compensando le “differenze” grazie all’intervento di molle e ammortizzatori. Una chicca che alimenta il confort su strada e amplifica la sportività.
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