
Testo di di Marco Di Pietro
Si è svolta oggi, 16 dicembre, la conferenza stampa di fine d’anno dell’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri). Oltre a presentare i dati dei primi 11 mesi di quest’anno e le previsioni per il mercato italiano 2026 (che vedremo tra breve), particolarmente accorato è risultato l’appello del Presidente di Unrae Roberto Pietrantonio: nel cosiddetto “pacchetto Automotive” dell’Ue, che verrà presentato oggi servono scelte chiare e senza rinvii.
Nel nostro Paese occorre aggiungere una non più rinviabile riforma della fiscalità delle auto aziendali, che permetterebbe di moltiplicare i risultati limitando i costi (Pietrantonio ha affermato “con gli eco-bonus del biennio 2024-2025 sono stati spesi 923,4 milioni di euro per incentivare l’acquisto di 94.000 veicoli; con una spesa di un decimo – 85 milioni a carico dell’Erario, al netto dell’extragettito – si potrebbe favorire l’incremento delle vendite ai clienti business di almeno 100.000 unità di veicoli green nella fascia di emissioni compresa tra 0 e 60 g/km”). La riforma fiscale, dunque, sarebbe il più grande moltiplicatore di crescita.
“Negli ultimi anni l’Europa ha imposto obiettivi senza investire a sufficienza nei fattori abilitanti. – ha proseguito il Presidente – Le lacune normative di Bruxelles e la scarsa capacità di ascolto verso le Case costruttrici hanno collocato imprese e consumatori di fronte a target forse troppi ambiziosi e non supportati da adeguate condizioni. La transizione verso l’elettrico non è stata accompagnata da una politica industriale europea: questo è il vero punto critico del target 2035. Cambiare le scelte, secondo modalità adeguate, non significa il fallimento dell’auto elettrica”.
Unrae esprime forte contrarietà all’ipotesi di introdurre un target di contenuto minimo obbligatorio del 70% “Made in Europe” per l’incentivazione della domanda: la competitività non si costruisce alzando muri, ma rafforzando ponti. Con questo obbligo si penalizzerebbe i consumatori, si indebolirebbero le imprese, si rallenterebbe la transizione e di minerebbe comunque la competitività dell’auto europea.
Il Direttore Generale di Unrae Andrea Cardinali ha illustrato l’andamento del mercato dell’auto quest’anno: se quello europeo ha dato confortanti segnali di recupero, nel nostro Paese a fine anno si raggiungeranno 1,520-1,525 milioni di immatricolazioni. Ovvero una flessione del 2,2% sul 2024, ma soprattutto 400.000 unità in meno del 2019, ultimo anno prima della pandemia. Per il 2026 Unrae prevede un livello di nuove targhe di 1,540 milioni.
L’Italia è il fanalino di coda nella quota di auto ricaricabili (elettriche + plug-in hybrid): appena l’11,3% delle immatricolazioni, contro il 33,4% del Regno Unito, il 28,9% della Germania, il 25,1 della Francia e il 18,9% della Spagna. La quota dei veicoli elettrici è di appena il 5,2% contro il 21% degli altri 30 Paesi europei. Nonostante la spinta degli incentivi statali in questi ultimi mesi del 2025. Una quota molto più bassa persino delle nazioni con un reddito pro-capite inferiore a quello dell’Italia.
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