Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato l’elenco ufficiale (QUI il link) degli autovelox autorizzati presenti in Italia. L’elenco è previsto dall’articolo 1, commi 3 e 4, del decreto del Direttore Generale per la Motorizzazione n. 367 del 29 settembre 2025.
Come specificato dallo stesso MIT nella nota stampa presente sul sito, la pubblicazione dell’elenco arriva alla scadenza dei termini previsti per il censimento nazionale. Il 28 novembre sono infatti scaduti i termini per l’invio dei dati da parte delle amministrazioni e degli enti da cui dipendono gli organi di polizia stradale.
“Si tratta di un passaggio essenziale per garantire la piena legittimità d’uso degli strumenti di accertamento delle violazioni dei limiti di velocità”, si legge nella nota ufficiale del Ministero.
Attraverso la piattaforma telematica predisposta dal MIT, gli enti hanno inserito, per ogni dispositivo: marca, modello, versione, matricola (ove presente), estremi del decreto di approvazione o omologazione, collocazione chilometrica e direzione di marcia.
Tutti i dati trasmessi sono automaticamente pubblicati e liberamente consultabili sul portale istituzionale del Ministero.
In base all’articolo 5, comma 2, del decreto direttoriale n. 305 del 18 agosto 2025, l’elenco sarà oggetto di aggiornamento continuo secondo le modalità previste dal decreto stesso.
Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale) e dall’Associazione Lorenzo Guarnieri di Firenze, in Italia sono attualmente operativi 3.625 dispositivi per il controllo della velocità: fissi, mobili e dinamici.
I dispositivi fissi sono tutti autorizzati dai prefetti delle singole province. ASAPS ha inoltre smentito i numeri diffusi da alcune testate giornalistiche negli ultimi mesi, che parlavano di 11.000, poi addirittura 13.000 autovelox: numeri non riscontrati nel censimento ufficiale.
Di questi 3.625 dispositivi:
| Organo di Polizia Stradale | Numero apparati controllo velocità (fissi, mobili e in movimento) |
|---|---|
| Totale | 3.625 |
| Gestiti da Polizie Locali, Provinciali e Città Metropolitane | 3.038 |
| Gestiti da Polizia Stradale | 586 di cui 188 Tutor (modelli Tutor 3.0 e Sicve) |
| Gestito da Arma Carabinieri | 1 |
| Provincia | Numero apparati presenti e gestiti da Polizie Locali, Polizie Provinciali e Città Metropolitane |
|---|---|
| Milano | 134 |
| Torino | 116 |
| Roma | 115 |
| Firenze | 108 |
| Padova | 101 |
| Bologna | 95 |
| Brescia | 85 |
| Genova | 38 |
| Venezia | 71 |
| Verona | 56 |
| Ancona | 31 |
| Palermo | 26 |
| Catania | 25 |
| Bari | 15 |
| Napoli | 8 |
In caso di sanzione per eccesso di velocità, è possibile verificare se l’autovelox che ha rilevato l’infrazione sia effettivamente incluso nell’elenco ufficiale del MIT.
Se il dispositivo non compare nell’elenco, la multa è da ritenersi nulla e può essere contestata.
Come spiegato anche in QUESTO articolo, la Corte di Cassazione, con una sentenza dell’aprile 2024, ha ribadito che affinché la sanzione sia valida, il dispositivo deve essere omologato e approvato secondo le disposizioni vigenti. Qui il passaggio: la pronuncia n.10365/2025 del 14.03.2025 della Corta di Cassazione conferma i sequestri dei rilevatori elettronici T-Exspeed 2.0. Secondo la sentenza, l’articolo 142 comma 6 del Codice della Strada e l’articolo 192 indicano rispettivamente che solo le apparecchiature “debitamente omologate” possono essere ritenute valide fonte di prova per stabilire il superamento di un limite, specificando che non sussistono vuoti normativi.
Ad oggi da parte del Mit manca ancora una normativa chiara che riporti tutte le specifiche tecniche che deve avere un autovelox per essere omologato. Per garantire l’uniformità interpretativa sulla tematica autovelox è stato istituito un tavolo tecnico presso il MIT con i rappresentanti del Viminale, dell’associazione dei comuni Anci e del Ministero delle Imprese e del made in Italy.
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