
Quattro parole e un aggettivo per spiegare un prodotto, migliaia di parole in convegno per strutturare il rapporto tra un brand straniero e un Paese, il nostro. “Design, spazio/comfort, tecnologia e prezzo accessibile”, così Marco Santucci, managing director di Geely Italia, ha sintetizzato le caratteristiche delle auto del colosso cinese, sbarcato in italia da pochissimi mesi con due modelli, la EX5 (elettrica) e la Starray EM-i (ibrida plug-in).
Il resto dei vocaboli e del vocabolario, tra italiano, inglese e cinese, ha alimentato la prima edizione di Geely Auto Talks, cioè il modo con cui la Casa auto è entrata in Italia non solo come player commerciale, ma proponendosi come sponda e punto di riferimento nel dibattito su tecnologia, intelligenza artificiale, guida autonoma, competenze, rapporti con le istituzioni.
“Crediamo fortemente nel potenziale dell’Italia come hub strategico per l’innovazione e la mobilità del futuro”, ha spiegato Santucci, sottolineando che lo slogan ‘Rinascimento Tecnologico’ immaginato da Geely “rappresenta un momento di trasformazione in cui la tecnologia non è un fine, ma uno strumento per migliorare la qualità della vita, aumentare la sicurezza e sostenere la transizione verso un futuro sostenibile. Un approccio che pone le persone e le loro esigenze al centro dello sviluppo.”

Con i Geely Auto Talks — primo capitolo di un programma che proseguirà fino al 2026 — il costruttore di Hangzhou intende creare una piattaforma permanente di dialogo tra Italia e Cina per promuovere una visione condivisa di innovazione sostenibile, progresso tecnologico e nuove competenze professionali: i pilastri della mobilità globale del futuro.
Nel corso del convegno si sono così alternati sul palco di Palazzo dei Giureconsulti a Milano esponenti delle istituzioni come Giulia Pastorella e Salvatore Deidda (in videocollegamento), rispettivamente membro e presidente della IX commissione Trasporti della Camera, imprenditori, presidenti e direttori generali di associazioni di settore.

Il tutto seguendo il leit-motiv della tecnologia, che è la chiave strategica con cui Geely (che controlla tra gli altri Volvo, Polestar, Lotus, Lynk&Co) vuole crescere in Europa.
Dalla questione della regolamentazione per la guida autonoma, che in Italia è ancora in ritardo, si è passati agli Adas e alla sicurezza, con uno studio dell’Osservatorio Connected Vehicle & Mobility del Politecnico di Milano, secondo cui gli assistenti avanzati alla guida hanno ridotto del 12% gli incidenti negli ultimi 14 anni e, in 13 casi su cento, ne hanno limitato la gravità, determinando un risparmio di costi sociali che nel 2024 valeva già 1,89 miliardi di euro.

È anche emerso (e non poteva essere altrimenti) il tema dell‘Intelligenza artificiale, che non è solo l’elemento centrale di sviluppo delle Case auto (l’automotive è il secondo settore industriale per uso e implementazione dell’Ia, dopo il tech), ma è anche lo strumento per adottare sistemi di gestione avanzati delle infrastrutture, come hanno ricordato l‘ad di Milano Serravalle – Milano Tangenziali, Ivo Roberto Cassetta, e Mauro Giancaspro, direttore Technology, Innovation & Digital Spoke di Anas.
Ma l’intelligenza artificiale richiede competenze specifiche, i mestieri di un tempo si stanno trasformando (i meccanici diventano meccatronici), la presenza maschile legata tradizionalmente al mondo dell’auto viene messoa in discussione. “Noi stiamo riscrivendo le regole anche da questo punto di vista: nella nostra prima linea cinque persone su sei sono donne”, ha aggiunto Santucci.

Fabio Pressi, presidente di Motus-E e ceo di A2A E-Mobility ha spiegato che il compito delle aziende è quello di anticipare il futuro, sostenendo che le auto plug-in possono essere lo strumento di transizione verso la data del 2035 con il ‘ban’ alla vendita dei motori endotermici (sempre che la revisione del 10 dicembre prossimo non cambierà le carte in tavola).
Ecco perché sono nate le City Plug, le colonnine “quasi invisibili” disseminate a Milano, che non pongono limiti alla sosta di ricarica né al parcheggio di auto non elettriche. Sempre in proiezione futura si è sviluppata l’analisi di Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, secondo il quale occorrerà gestire con i mezzi tecnologici più avanzati e alla portata di tutti la ‘convivenza’ delle nuove auto iperconnesse con un parco circolante vecchio e che per rinnovarsi completamente avrebbe bisogno di 27 anni di tempo.

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