
Testo di Fabio Madaro
Nato a Trieste il 3 ottobre 1941, Andrea de Adamich era un uomo capace di coniugare eleganza e determinazione, tratti che lo hanno accompagnato in ogni fase della vita. Dopo gli studi di giurisprudenza, la passione per i motori ebbe la meglio: nel 1962 debuttò nelle competizioni automobilistiche e solo tre anni dopo conquistò il titolo italiano di Formula 3, dimostrando subito il suo talento naturale.
Fu allora che l’Alfa Romeo lo notò e decise di puntare su di lui, offrendogli un ruolo da pilota ufficiale nel reparto corse Autodelta. Con la Giulia GTA firmò due successi consecutivi nel Campionato Europeo Turismo 1966-67, aprendo un periodo d’oro che lo rese uno dei volti simbolo della rinascita sportiva del marchio milanese.
Il debutto in Formula 1 arrivò nel 1968 (in realtà la sua prima F1 la guidò un anno prima nel GP di Spagna gara non valida per il Campionato), al volante della Ferrari. Da lì iniziò un percorso intenso e non privo di difficoltà. De Adamich corse per Ferrari, McLaren, March, Surtees e Brabham, alternando la massima categoria ai campionati prototipi e alla Formula 2, in un’epoca in cui la versatilità era requisito indispensabile per restare nel giro. Anche se non conquistò vittorie iridate, si guadagnò il rispetto del paddock per la sua lucidità tecnica e per il modo in cui sapeva lavorare con gli ingegneri, contribuendo allo sviluppo delle vetture. Memorabile, nel 1973, il drammatico incidente al Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, innescato da un tamponamento multiplo che lo costrinse a un lungo recupero e di fatto segnò la fine della sua carriera agonistica.
Nonostante la lunga parentesi in Formula 1, il cuore sportivo di Andrea de Adamich rimase legato ad Alfa Romeo. Fu protagonista delle vittorie nel Campionato Europeo Turismo, delle gare di durata con le 33 Prototipo e di un periodo di forte espansione tecnica per il marchio. L’Alfa era per lui più di una squadra: era una scuola di vita, un laboratorio di uomini e di meccanica dove imparare a convivere con la fatica, la passione e la competenza.
Quel legame si sarebbe rinnovato anche dopo il ritiro, quando nel 1991 fondò a Varano de’ Melegari, nel cuore della Motor Valley emiliana, il Centro Internazionale Guida Sicura, un complesso nato proprio per insegnare a tutti i segreti della guida in totale sicurezza, realizzato proprio in collaborazione con Alfa Romeo. Lì de Adamich trasmise per oltre trent’anni il suo sapere a molti discepoli appassionati (ad iniziare dal figlio Gordon al quale porgiamo le nostre più sincere condoglianze) trasformando l’esperienza agonistica in un patrimonio educativo, al servizio della sicurezza stradale e della cultura automobilistica.
Con la stessa naturalezza con cui aveva affrontato i circuiti, De Adamich passò dietro al microfono, diventando a partire dal 1982 uno dei volti più riconoscibili dell’informazione sportiva su Mediaset. Lì portò la Formula 1 e le competizioni automobilistiche nelle case degli italiani, con uno stile sobrio, competente e privo di enfasi. La sua voce, pacata ma autorevole, contribuì a creare un ponte tra la generazione romantica dei piloti-gentiluomini e quella del motorsport moderno, sempre più globalizzato e tecnologico. Anche da telecronista, De Adamich rimase fedele al suo modo di essere: mai sopra le righe, sempre al servizio della passione per le corse.
Lo spessore di Andrea de Adamich (che tra l’altro abbiamo intervistato in un nostro articolo su Youngclassic 5) non si misura in trofei o in statistiche di gara, ma nella capacità di interpretare l’automobilismo come cultura, disciplina e rispetto per la macchina e per la vita. È stato una figura-ponte tra l’epoca eroica dei piloti-meccanici e quella dei professionisti, un uomo che ha saputo mantenere intatto il valore tecnico e umano del suo mestiere.
Con Alfa Romeo ha contribuito a rafforzare il prestigio sportivo del marchio nel dopoguerra; come telecronista ha educato un’intera generazione di appassionati a comprendere i retroscena della Formula 1; come fondatore del Centro Guida Sicura ha lasciato un’eredità concreta, quotidiana, fatta di corsi, test e competenze. Nel 2022 lo Stato italiano lo ha insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica, riconoscendo il suo contributo alla promozione della sicurezza e alla diffusione dei valori sportivi. La sua è stata una carriera coerente e lineare, segnata dalla volontà di restare fedele a se stesso e al mondo che amava.
Andrea de Adamich se n’è andato a 84 anni, un mese dopo il suo compleanno. Lascia il ricordo di un uomo riservato ma generoso, di un pilota capace di rappresentare l’Italia nelle corse con stile e competenza, di un professionista che ha saputo reinventarsi senza mai rinnegare la propria passione. In un’epoca in cui la velocità è diventata spettacolo, lui continuava a considerarla una forma di conoscenza, una scuola di equilibrio e di rispetto. Così resterà nel ricordo di chi l’ha seguito in pista, in televisione o sul circuito di Varano: un gentiluomo del volante, fedele alla sua idea di automobilismo, fatta di talento, cultura e misura.
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