
La nuova C-suv del Marchio americano nasce a Melfi (poi comincerà ad essere prodotta anche in Usa). E con lei, ma non solo, ci si aspetta che l’area industriale potentina possa ricominciare a funzionare a pieno regime per riassorbire i dipendenti in cassa integrazione.
La Compass, dunque, è ormai a un passo dall’inizio della sua vita commerciale. Sono già in listino le prime quattro versioni: 1200 mild hybrid da 145 cv e elettrica da 213 cv con batteria da 73 kWh e 500 km di autonomia promessa, entrambe declinate negli allestimenti Altitude e First Edition e prezzi da 39.900 euro per l’ibrida e da 47.900 per quella a batterie.
È un modello importante per la Jeep, perché va nel segmento C-suv, che è il più “caldo” in Europa e perché è una world car destinata ad essere venduta in 60 paesi nel mondo. Ma è importante anche per lo stabilimento Stellantis di Melfi, un grande polo industriale nato nel 1993, che ha già prodotto oltre 8 milioni di auto ma che attualmente è sottoutilizzato: dei 5000 dipendenti due terzi sono attualmente in cassa integrazione e la produzione, a fine 2025, sarà di 18 mila vetture, a fronte di una capacità produttiva che si aggira intorno alle 200 mila vetture all’anno.

A Melfi vengono attualmente prodotte le ultime Fiat 500X e Jeep Renegade, entrambe in runout, e la DS N°8, una grande crossover solo elettrica destinata a numeri di vendita esigui. Ma con la Compass dovrebbe iniziare la rinascita delle struttura anche perché l’anno prossimo in quest’area cominceranno ad essere costruite anche la crossover DS N°7 e la Lancia Gamma, parente stretta della DS N.8 (nella nostra visita allo stabilimento, tra l’altro, ci siamo imbattuti in un esemplare della Gamma, diligentemente occultato da un telo). E in questo caso si tratta di vetture destinate probabilmente a numeri produttivi di una certa rilevanza, perché sia la DS N°7, sia la Lancia Gamma avranno varianti anche ibride. E comunque è stata annunciata anche l’industrializzazione di un quinto modello, che poterebbe essere marchiato Opel e, come tutte le auto di cui sopra, nascere sulla piattaforma Medium Stellantis.
Nell’enorme area di Melfi (1,9 mln di metri quadrati) la nuova Jeep viene costruita totalmente: struttura, meccanica e plastiche. E sono assemblati anche i pacchi batteria, sebbene le celle arrivino in parte da ACC (la joint venture tra Gruppo Stellantis, Mercedes-Benz e Total) e da Byd. Per ora, a parte i prototipi di pre produzione, sono state costruite circa 300 Compass per rifornire le concessionarie di auto dimostrative e per l’addestramento della rete di assistenza. Mentre da fine novembre cominceranno ad essere costruite le auto destinate alla clientela. Nel corso del 2026 comincerà anche la produzione della 1600 plug-in hybrid e dell’elettrica ad autonomia estesa con 230 cv, batteria da 96 kWh e autonomia promessa fino a 690 km. Più avanti verrà introdotta la Compass elettrica bimotore da 375 cv, cioè quella con la maggiore propensione al fuoristrada.
“Oggi per Melfi è una giornata di festa. Questo impianto, con i suoi oltre 30 anni di storia e 8,3 milioni di vetture prodotte a oggi, gioca un ruolo di primo piano per le nostre attività italiane”, ha detto Antonella Bruno, Managing Director di Stellantis in Italia, in occasione dell’avvio della produzione della Nuova Jeep Compass a Melfi. “Non più tardi di pochi mesi fa, qui, a Melfi, è uscita dalle linee produttive la nuova DS 8 e nel prossimo anno arriveranno anche un nuovo modello DS e la nuova Lancia Gamma. Modelli che appartengono al segmento C Suv, il più importante segmento in Europa, che oggi in rappresenta il 25% delle vendite totali. Sono modelli su cui contiamo molto e che garantiranno un futuro importante allo stabilimento”, ha aggiunto.
Per Stellantis, l’ultimo anno “è stato intenso, non privo di difficoltà”, ma “dopo la chiusura del Tavolo Stellantis lo scorso 17 dicembre al Mimit, tutti insieme, abbiamo lavorato sodo per rispondere alla sfide globali del nostro settore, mettendo al centro un grande Piano per l’Italia che stiamo rispettando e che conferma che questo Paese è strategico nelle attività mondiali del gruppo”, ha poi osservato Bruno. Grazie al Piano Italia, “tutti gli stabilimenti che producono veicoli avranno una precisa missione produttiva: Atessa, Torino, Pomigliano, Cassino, Modena e, come abbiamo ampiamente detto, Melfi”.
“La stessa cosa vale per i motori e i cambi: Torino, Verrone e Pratola Serra, senza dimenticare anche la Teksid”, ha rilevato Bruno, sottolineando che ” fatti concreti li abbiamo dimostrati. Ora c’è bisogno che la domanda ripaghi gli sforzi che abbiamo fatto e continueremo a fare per garantire, con l’aiuto di tutti gli stakeholder della filiera automobilistica, il ruolo dell’Italia come leader globale nel futuro della mobilità”.

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