
L’industria automobilistica europea sta affrontando un periodo di forte incertezza. I fornitori di componentistica delle auto del Vecchio Continente non se la passano meglio e lanciano un appello all’Unione Europea. Secondo le aziende del settore servono nuove regole che impongano un contenuto minimo di componenti realizzati in Europa destinati alle vetture prodotte sul territorio.
A lanciare il monito è la CLEPA – l’associazione europea dei fornitori Automotive – che chiede a Bruxelles di fissare dei criteri per garantire che una quota significativa di valore aggiunto delle auto resti nel perimetro industriale comunitario. Nessuna cifra ufficiale è stata indicata, ma la soglia suggerita dalla stessa CLEPA si colloca attorno al 70-75% di contenuti locali, in linea con altri modelli internazionali.
L’allarme giunge in un momento delicatissimo. Grandi gruppi della componentistica, come Bosch, Continental e ZF, stanno già attuando tagli strutturali. Solo alcun giorni fa il colosso tedesco Bosch ha annunciato la soppressione di 13.000 posti di lavoro. La domanda nel mercato europeo è in calo, mentre i costruttori spingono sui fornitori per abbattere i costi.
Congiuntamente, anche i costruttori, da Volkswagen (leggi QUI), che “metterà in pausa” due fabbriche in Germania, a Porsche (QUI l’approfondimento), rallentano la produzione e ridimensionano l’organico, penalizzati dalla debolezza del mercato cinese e dai dazi statunitensi. A complicare il quadro, l’avanzata delle aziende cinesi che stanno rapidamente guadagnando terreno in Europa, proponendo sul mercato batterie, motori ed elettronica a prezzi più bassi e con buona qualità. In questo modo la minaccia ai margini dei player storici assume dei connotati concreti.

Il settore della componentistica, tradizionalmente uno dei pilastri dell’industria manifatturiera europea, soffre non solo per la riduzione degli ordini, ma anche per una transizione tecnologica dai ritmi sempre più serrati. Le pressioni al ribasso dei prezzi si intensificano mentre il costo delle materie prime resta elevato. Queste contingenze hanno provocato una sottoutilizzazione degli impianti, con le catene di fornitura sotto stress.
CLEPA punta il dito su una politica industriale troppo poco reattiva rispetto ai modelli nordamericano e cinese, dove, al contrario, i produttori locali sono incentivati da normative e sussidi. Per questo motivo l’associazione chiede che l’Europa si muova in modo più deciso a tutela del proprio know-how e dell’occupazione, con misure concrete che premino la produzione interna.
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