
Stellantis ha annunciato lo stop temporaneo alle linee di Alfa Romeo Tonale e Fiat Panda. Il provvedimento, che coinvolge lo stabilimento campano di Pomigliano d’Arco, entrerà in vigore dal 29 settembre e arriva dopo un confronto tra il gruppo e le rappresentanze sindacali.
L’obiettivo dichiarato è quello di riallineare la capacità produttiva alla domanda reale, evitando sprechi e riducendo i rischi di una produzione discontinua. “Una decisione necessaria – spiegano da Stellantis – per ottimizzare l’organizzazione dello stabilimento e garantire maggiore efficienza nei cicli produttivi”.

Ma Pomigliano non è l’unico sito interessato. La casa automobilistica ha confermato anche la sospensione delle attività nello stabilimento francese di Poissy, alle porte di Parigi, dove vengono prodotti veicoli a marchio Opel e DS. In questo caso, la pausa si estenderà dal 13 al 31 ottobre. Le motivazioni sono le medesime: concorrenza cinese e clima incerto del mercato europeo.
Il quadro generale non è dei più rassicuranti. Stellantis, così come gli altri grandi gruppi europei, deve fare i conti con una sovraccapacità industriale strutturale e con un contesto competitivo in rapido cambiamento. Come abbiamo spiegato in QUESTO articolo, l’avanzata dei costruttori cinesi come la Byd sta modificando le regole del gioco, con modelli elettrici a basso costo che erodono quote di mercato.
Oltreoceano si moltiplicano le criticità: le politiche protezionistiche statunitensi, i nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump e le tensioni nelle catene di fornitura contribuiscono ad alzare la pressione sul Gruppo, che deve trovare un equilibrio tra costi industriali e domanda globale in contrazione.

Per il nuovo amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, la situazione rappresenta il primo vero banco di prova. Il manager, che ha recentemente sollecitato un intervento strutturale da parte dell’Unione Europea a favore dell’industria automobilistica, è atteso nei prossimi mesi alla presentazione di un nuovo piano industriale, prevista nel primo trimestre del 2026.
Sul tavolo ci sono nodi delicati da sciogliere: la tenuta della produzione in Italia, i cui numeri sono sempre più in calo, il rilancio di alcuni marchi strategici e la gestione di una transizione elettrica che continua a mostrarsi più complicata del previsto.
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