
Testo di Fabio Madaro
Horse Powertrain, la joint venture nata nel 2024 tra Renault e Geely per la realizzazione di propulsori a basso impatto ambientale, ha dato vita a un nuovo modulo compatto per estendere l’autonomia delle full electric. Allo stesso modo Volkswagen e Lotus sviluppano soluzioni simili con motori a benzina di supporto. L’obiettivo è semplice: superare l’ansia da ricarica e accelerare la transizione verso la mobilità a zero emissioni.
L’elettrico non corre ovunque alla stessa velocità. In mercati come l’Europa del Nord e la Cina i veicoli a batteria crescono, ma in altri Paesi – Italia compresa – le immatricolazioni stagnano, frenate dal costo ancora elevato delle auto, dalla rete di ricarica non capillare e dalla persistente ansia da autonomia. È in questo contesto che Horse Powertrain, la joint venture tra Renault e il colosso cinese Geely, prova a sparigliare le carte con un’idea tanto semplice quanto potenzialmente efficace: un kit compatto di estensione dell’autonomia da installare nel bagagliaio o sotto il cofano di un’auto elettrica.

Si chiama C15 e sfrutta un piccolo motore a benzina quattro cilindri: l’intero pacchetto, comprensivo di sistema di raffreddamento, impianto di scarico, inverter e generatore, ha un ingombro limitato a 500 x 550 x 275 millimetri. Sarà quindi possibile posizionare questo elemento nella parte anteriore o posteriore dei veicoli in base alle esigenze. Secondo le prime notizie il dispositivo (che verrà svelato ufficialmente alla prossima IAA di Monaco (QUI il nostro speciale) si presenta come una sorta di range extender di ultima generazione. Non più ingombranti motori termici collegati a generatori, come nei progetti di un decennio fa, ma un sistema compatto e modulare, facilmente integrabile (anche optional) nelle piattaforme BEV.
Il punto di arrivo è chiaro: offrire ai costruttori un modo per allargare la platea di potenziali clienti, soprattutto in quelle aree dove l’infrastruttura di ricarica rapida è ancora in ritardo e la mobilità a batteria incontra più resistenze.
Per molti costruttori il kit rappresenta un’opportunità concreta. Invece di progettare modelli diversi con pacchi batteria di capacità variabile, si può immaginare un’unica piattaforma elettrica a cui aggiungere questo “pacchetto autonomia” come equipaggiamento opzionale. È un approccio modulare che consente di ottimizzare i costi di sviluppo e, al tempo stesso, di ampliare la gamma commerciale con soluzioni più flessibili. Per i clienti significherebbe maggiore libertà d’uso: l’auto rimane a tutti gli effetti elettrica, ma può contare su un supporto per i viaggi più lunghi, riducendo l’ansia da ricarica e i tempi morti durante gli spostamenti.

Non a caso anche altri grandi gruppi si stanno muovendo in direzioni simili. Volkswagen, per esempio, ha confermato che la futura piattaforma SSP, attesa dal 2028 su modelli come Audi A4 e-tron, ID.Golf e Skoda Octavia, sarà disponibile in versioni dotate di range extender: trazione sempre elettrica, ma con un piccolo motore a benzina che aziona un generatore in grado di alimentare direttamente il propulsore a corrente.
Una logica molto vicina a quella di Horse Powertrain, concepita per rendere più credibili le BEV nei viaggi di lunga percorrenza. E persino Lotus – marchio che appartiene anch’esso al gruppo Geely e che verosimilmente beneficerà in parte delle soluzioni messe a punto con il kit C15 – ha annunciato per il 2027 un aggiornamento della sportiva Emira con tecnologia “Hyper Hybrid” plug-in, mutuata dal suv Eletre, capace di affiancare l’elettrico puro con un supporto termico in grado di rispettare le future normative Euro 7. Segno che l’intero settore sta cercando di trovare risposte “di compromesso” per accompagnare i clienti verso la transizione.

Al momento non sono stati diffusi dettagli su quanto costerà né sull’autonomia extra che sarà in grado di garantire il kit Renault-Geely. Quello che è emerso è la volontà di proporlo come un accessorio accessibile, più conveniente rispetto all’acquisto di una batteria maggiorata. Anche le tempistiche sono ancora da definire: la tecnologia è in fase di sviluppo e il debutto potrebbe avvenire entro i prossimi due anni, probabilmente su modelli Renault o Geely di nuova generazione, per poi essere estesa a eventuali partner interessati.
Non è la prima volta che si parla di range extender. Già nel primo decennio del nuovo millennio ci fu chi sperimentò soluzioni simili, come nel caso della Opel Ampera. Ma si trattava di auto progettate con sistemi complessi e poco flessibili. E forse, verrebbe da aggiungere, all’epoca non abbastanza apprezzati e compresi dal grande pubblico. La proposta di Horse Powertrain è comunque differente: un modulo compatto, indipendente e adattabile a diverse piattaforme già esistenti. In un momento in cui il dibattito tra elettrico puro, ibrido plug-in e motori tradizionali è più acceso che mai, un dispositivo del genere potrebbe diventare un’arma competitiva per le case automobilistiche.
Quel che è certo è che l’interesse verso soluzioni ibride e di compromesso sta crescendo, e le mosse dei grandi gruppi tendono a offrire sempre più flessibilità. Se l’auto elettrica vuole davvero diventare di massa, dovrà convincere anche gli automobilisti più scettici. E un kit come quello proposto da Renault-Geely potrebbe essere il tassello mancante: un modo intelligente per avvicinare i consumatori all’elettrico senza imporre scelte drastiche, ma offrendo un percorso graduale e rassicurante, cucito sulle esigenze di mercati e utenti molto diversi tra loro.
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