Condividi con:

Monza, il tempio della velocità: un secolo di miti, tragedie e rinascite

di Redazione - 03/09/2025

Testo di Fabio Madaro

Costruito in appena 110 giorni nell’estate del 1922, l’Autodromo Nazionale di Monza è molto più di un tracciato automobilistico: è un monumento alla velocità, alla passione e al coraggio. Terzo circuito permanente al mondo dopo Brooklands e Indianapolis, nacque come una sfida quasi impossibile: erigere in meno di quattro mesi una cattedrale della modernità dentro il verde del Parco di Monza. L’onore di posare la prima pietra spettò a Vincenzo Lancia e al pilota Felice Nazzaro in rappresentanza dell’Automobile Club Milano.

L’impresa riuscì, e già nel settembre di quell’anno si disputava il primo Gran Premio d’Italia. Da allora Monza non ha mai smesso di essere un luogo mitico: il tempio della velocità, teatro di innovazioni ingegneristiche, sfide leggendarie, tragedie e rinascite. Un circuito che per molti aspetti ha plasmato l’identità stessa della Formula 1.

Il dramma di Materassi

L’entusiasmo degli anni ’20 si trasformò ben presto in shock. Il Gran Premio d’Italia del 1928 segnò il primo grande trauma della storia monzese. Emilio Materassi, uno dei piloti italiani più amati, perse il controllo della sua Talbot lungo il rettilineo principale e piombò sulla folla, che all’epoca assisteva alla corsa da posizioni pericolosamente vicine alla pista.

Il bilancio fu terribile: 22 spettatori morti e oltre 40 feriti. Nemmeno Materassi sopravvisse all’impatto. Era il primo grande incidente di massa nella storia dell’autodromo, e lasciò un segno profondo nella coscienza collettiva. Il Gran Premio d’Italia venne sospeso per due anni. Monza, nata come simbolo di progresso e velocità, rivelava la sua fragilità: la linea sottile che separa la passione dal rischio. Fu anche il momento in cui si comprese che la velocità non poteva più essere lasciata sola a se stessa, ma andava incanalata dentro regole e nuove misure di sicurezza. Un concetto che avrebbe accompagnato tutta la storia della Formula 1.

La sfida agli USA: le 500 Miglia di Monza

Monza è stata anche un importante laboratorio di esperimenti straordinari. Uno dei più curiosi, affascinanti e forse meno conosciuti ai giorni nostri, fu la cosiddetta “Race of Two Worlds”, le 500 Miglia di Monza disputate nel 1957 e 1958. L’idea era tanto folle quanto visionaria: mettere a confronto le potenti monoposto americane dell’USAC Championship con le vetture europee da Gran Premio.
Per ospitare questo evento unico, venne sfruttato l’anello di alta velocità, con curve sopraelevate che raggiungevano pendenze impressionanti, oltre 30 gradi di inclinazione. Le immagini dell’epoca mostrano bolidi lanciati a oltre 280 km/h, sospesi su paraboliche che sembravano sfidare la gravità.

Il pubblico accorse incuriosito e lo spettacolo fu memorabile. Alla fine furono gli americani a dominare: le loro vetture, concepite per gli ovali, erano più stabili e veloci sulle sopraelevate. Ma al di là del risultato, le 500 Miglia di Monza restano uno dei capitoli più incredibili e poco conosciuti della storia dell’autodromo. Una parentesi breve, ma sufficiente a consacrare Monza come il luogo in cui tutto poteva accadere, dove l’Europa provava a inseguire il sogno americano.

1996: Schumacher interrompe il digiuno

Nessun circuito al mondo ha un legame così profondo con una squadra come quello tra Monza e la Ferrari. La Rossa ha vinto qui 20 volte, e ogni successo è stato una festa nazionale. Ma ci sono due date che brillano più di altre.

La prima è nel 1996. Michael Schumacher, al culmine di una stagione fatta di alti e bassi, taglia per primo il traguardo davanti a Jean Alesi e Mika Hakkinen. Ma più del risultato, fu il significato a entrare nella leggenda: quella vittoria spezzò un digiuno che durava da diversi anni e che soprattutto riportava la Ferrari verso i piani alti della classifica. Schumacher scoppiò in lacrime sul podio, mentre sotto di lui una folla rossa come il tramonto riempiva il rettilineo. Monza diventava così il palcoscenico della rinascita Ferrari.

La seconda è invece datata settembre 2019, quando un giovane Charles Leclerc riportava a Monza la gioia di un successo anche in questo caso atteso da molti anni. Quel giorno, con due Mercedes alle calcagna, il pilota monegasco resistette come un veterano. Al traguardo fu un’esplosione di orgoglio: il nuovo idolo dei tifosi aveva raccolto il testimone di Schumacher. Una scena che dimostra come Monza non sia solo una pista, ma la casa del “popolo rosso”, un rito collettivo che si rinnova di generazione in generazione.

Non meno importante ricordare altri tre anniversari fondamentali nella storia dell’Autodromo, doverosamente sottolineati dal presidente dell’Aci Geronino La Russa nel corso della presentazione del prossimo Gran Premio. Il primo sono i 75 anni della Formula 1 con Monza che non ha mai mancato un’edizione, il secondo sono i 50 anni dal trionfo di Niki Lauda al volante della mitica Ferrari 312 T. Infine il terzo: 100 anni esatti dalla prima vittoria Alfa Romeo nel campionato costruttori che proprio a Monza il 6 settembre del 1925 vinse quel titolo.

Il tempio della velocità: numeri e record

Monza è insomma un’istituzione insostituibile nel mondo delle corse. Per mille motivi, ad iniziare dal fatto che è universalmente conosciuto come il circuito più veloce della Formula 1. E i numeri lo confermano. Nel 2005, Juan Pablo Montoya toccò i 372,6 km/h in gara: la velocità massima mai registrata in un Gran Premio. Nel 2020, Lewis Hamilton firmò in qualifica il giro più veloce con una media impressionante: 264,362 km/h.
Dati eccezionali che spiegano bene perché Monza venga da sempre definita il tempio della velocità. Non c’è altro luogo al mondo in cui il concetto di velocità assoluta si esprima con tanta forza, in un misto di tecnica, rischio e coraggio.

Un’epica storia di sport

Dal cantiere lampo del 1922 alle lacrime di Materassi, dal sogno americano delle 500 Miglia ai trionfi di Schumacher e Leclerc, Monza è dunque un racconto epico che attraversa un secolo di storia. Qui la velocità non è solo un dato tecnico, ma un’emozione collettiva, capace di unire tragedia e gloria, passato e futuro.
E con il contratto già firmato fino al 2031, Monza continuerà a essere il cuore pulsante della Formula 1. Perché ci sono piste che ospitano i Gran Premi, e poi c’è Monza: il luogo dove la leggenda non smette mai di correre.

Potrebbe interessarti

Noleggio

Noleggio a lungo termine: 10 consigli per fare un buon affare

Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto

di Redazione - 22/12/2025

Auto cinesi in Italia: la guida definitiva all’acquisto

Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....

di Emiliano Ragoni - 22/12/2025

Podcast

in collaborazione con Aci Radio

Il Punto di Pierluigi Bonora

Il Direttore di ACI Radio Pierluigi Bonora fa il punto sul fatto più rilevante della giornata offrendo spunti di riflessione per una corretta informazione.

l'Automobile su Instagram