
Con la legge 105/2025, entrata in vigore il 20 luglio, è stato introdotto l’obbligo per Comuni, Province e Regioni di registrare ogni autovelox installato sulle strade, indicando al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti modello, marca, posizione e certificazioni. Un’operazione pensata per portare ordine in un sistema cresciuto in maniera caotica, con apparecchi talvolta collocati senza criteri uniformi o privi delle necessarie verifiche.
La novità è che il MIT ha pubblicato il decreto direttoriale che stabilisce le modalità di istituzione e gestione della piattaforma telematica e disciplina come gli enti locali dovranno trasmettere i dati. Tuttavia, la piattaforma non è ancora utilizzabile: il decreto diventerà efficace solo quando un successivo provvedimento del direttore generale della Motorizzazione indicherà la data di avvio, da cui scatteranno i 60 giorni per caricare le informazioni.
Ogni amministrazione dovrà dunque comunicare in modo puntuale i dati dei propri dispositivi, contribuendo a creare un archivio unico a livello nazionale. L’obiettivo dichiarato dal ministro Matteo Salvini è garantire trasparenza e sicurezza, evitando che i dispositivi diventino un mero strumento per fare cassa. Un tema che L’Automobile ha messo sotto la lente con l’inchiesta pubblicata sul numero doppio di agosto e settembre in edicola (QUI per richiedere il numero online).
La fase operativa del censimento sarà decisiva per fare chiarezza su quanti e quali apparecchi resteranno effettivamente in funzione. Resta però irrisolto il nodo dell’omologazione, tornato alla ribalta con numerose ordinanze della Cassazione che hanno annullato verbali elevati da dispositivi solo approvati e non omologati
Il 12 giugno è entrato in vigore il decreto ministeriale che ha introdotto criteri uniformi per la collocazione dei dispositivi, imponendo distanze minime dagli abitati, obblighi più chiari di segnalazione preventiva e limitando l’uso degli autovelox mobili su tratti stradali non giustificati da reali esigenze di sicurezza. Ora la stretta si completa con il censimento nazionale, concepito come un’“operazione verità” per garantire che i misuratori di velocità siano utilizzati davvero per migliorare la sicurezza stradale.
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