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Auto cinesi: concorrenza sfrenata e numeri gonfiati, un mercato che si cannibalizza

di Emiliano Ragoni - 21/07/2025

Tra i costruttori cinesi il marchio Zeekr è tra i più solidi

Il mercato delle auto cinesi da qualche tempo ha iniziato a manifestare in patria evidenti segni di implosione. La sfrenata concorrenza interna, i margini ridotti all’osso e la corsa ad accaparrarsi gli incentivi statali hanno portato diversi costruttori a gonfiare i propri risultati. Un fenomeno di cui abbiamo già parlato in QUESTO articolo ma che ora sta assumendo connotati ancora più concreti.

L’inchiesta della Reuters

Secondo una recente inchiesta pubblicata dalla Reuters, i marchi automobilistici Neta e Zeekr hanno registrato come vendute migliaia di auto non ancora consegnate ai clienti.

Il meccanismo è semplice: le vetture venivano assicurate prima di finire effettivamente nelle mani degli acquirenti. In base alle normative cinesi, questo basta per considerarle vendute ai fini contabili. Un modo per chiudere i bilanci mensili o trimestrali con numeri più alti, alimentando una corsa alle performance che oggi si scopre carica di ambiguità.

Auto cinesi: i numeri della discordia

Stando all’inchiesta della Reuters, che ha avuto modo di visionare dei documenti interni inviati ai concessionari, nel periodo compreso tra gennaio 2023 e marzo 2024, Neta avrebbe registrato con questo sistema almeno 64.719 veicolisu un totale dichiarato di 117.000. Quindi, oltre la metà.

Anche Zeekr, marchio premium del gruppo Geely, avrebbe agito allo stesso modo nella città di Xiamen, nel sud del Paese, in collaborazione con il concessionario statale Xiamen C&D. I numeri raccolti tramite registrazioni assicurative parlano di 2.737 auto vendute in un solo mese, dicembre 2024, corrispondenti a quattordici volte la media mensile.

Auto cinesi usate a chilometri zero

Nel gergo del mercato cinese, queste auto sono note come zero-mileage used cars, ossia auto usate a chilometri zero. Tecnicamente sono usate perché sono state già assicurate, ma praticamente non sono mai state guidate. Una forzatura nata nella giungla competitiva del più grande mercato automobilistico del mondo, attualmente afflitto da una cronica sovrapproduzione e da una guerra dei prezzi che dura da anni.

Oltre alla Reuters, anche i media di Stato cinesi come China Securities Journal hanno iniziato a denunciare pubblicamente la pratica, parlando di un danno sistemico a consumatori e industria. Il Consiglio di Stato ha promesso un giro di vite sulla concorrenza “irrazionale”, mentre quattro associazioni di concessionari dell’area del delta dello Yangtze hanno dichiarato di essere state costrette a falsificare vendite per soddisfare target irrealistici.

Geely smentisce, ma le azioni scendono

Il Gruppo Geely, proprietario del marchio premium Zeekr, ha smentito le accuse pubblicate dai media cinesi, pur senza entrare nel merito delle rivelazioni della Reuters. Zeekr, dal canto suo, ha dichiarato su Weibo che le vetture erano destinate all’esposizione in showroom, e che l’assicurazione serviva a garantire la sicurezza dei veicoli. Ma non ha chiarito se queste auto siano poi state conteggiate tra le vendite al dettaglio. L’azienda ha comunque dichiarato di aver avviato un’indagine interna.

Le azioni di Geely Auto hanno perso fino al 4% alla Borsa di Hong Kong, mentre il marchio Neta è entrato ufficialmente in procedura fallimentare a fine 2024. E secondo alcune testimonianze, decine di migliaia di veicoli “venduti” giacciono ancora invenduti nei magazzini dei concessionari.

La voce dei rivenditori: “Ci dicevano: fatelo, lo fanno tutti”

Un concessionario Neta ha raccontato alla Reuters, sotto anonimato, che la casa madre forniva direttamente le polizze assicurative, da trasferire ai clienti solo al momento della consegna reale dell’auto. “Erano già considerate vendute. Dovevamo spiegare ai clienti che l’assicurazione era inclusa, ma sarebbe scaduta prima del previsto. Molti lo scoprivano solo al rinnovo”.

Il motivo di queste pratiche commerciali scorrette è la corsa agli incentivi statali per le auto elettriche, destinati a esaurirsi nel 2022. Da lì, la necessità di “chiudere i numeri” in fretta.

Auto cinsi: per l’Europa serve altro

Queste pratiche portate avanti in modo sistematico da diversi marchi di Pechino minano la fiducia verso le stesse case coinvolte, ponendo degli interrogativi sull’affidabilità dei dati cinesi. E la parziale omissione della verità, suffragata, come in questo caso dall’oggettività dei dati, non è una pratica sconosciuta al Paese del Dragone, che spesso preferisce operare in una “zona grigia”.

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