
La Nissan ha annunciato la chiusura del suo stabilimento di Oppama, nella prefettura di Kanagawa, a sud di Tokyo, entro la fine dell’anno fiscale 2027 (corrispondente a marzo 2028). Una decisione difficile, ma che è parte integrante della strategia di ristrutturazione industriale avviata da tempo dal colosso giapponese, con l’obiettivo di ridurre i costi e migliorare la redditività.
Il sito produttivo di Oppama nella storia dell’azienda è molto importante perché qui nel 2010 era nata la Nissan Leaf, la prima vera elettrica globale.
Quando lo stabilimento di Oppama aprì i battenti nel 1961, era una delle prime fabbriche automobilistiche su larga scala del Giappone nonché simbolo delle ambizioni globali della Nissan e del Paese del Sol Levante. Da tempo definito la “fabbrica madre” della società, impiega 3.900 lavoratori e ha prodotto finora oltre 17,8 milioni di veicoli.
La Nissan ha affermato che altre strutture e funzioni nel distretto, come il Centro Ricerche e l’impianto per i crash test, non subiranno alcuna modifica.
L’impianto di Oppama cederà il testimone allo stabilimento Nissan Motor Kyushu, nella prefettura di Fukuoka, nel sud-ovest del Paese. Ciò significa che tutti i modelli attualmente prodotti a Oppama verranno trasferiti nella nuova sede.

“Oggi Nissan ha preso una decisione difficile ma necessaria”, ha dichiarato il Ceo Espinosa in un comunicato. “Non è stato facile, né per me né per l’azienda, ma credo che sia un passo fondamentale per superare le sfide attuali e costruire un futuro sostenibile”.
La Casa giapponese ha dichiarato che valuterà “una vasta gamma di opzioni” per il futuro utilizzo dello stabilimento di Oppama. I costi relativi al trasferimento della produzione a Nissan Motor Kyushu saranno resi noti insieme ai risultati finanziari del primo trimestre, ha affermato il Ceo.

All’inizio del 2025 la Nissan ha dichiarato l’intenzione di ridurre il numero dei propri impianti da 17 a 10 e la capacità produttiva globale da 3,5 a 2,5 milioni di unità. In parallelo, è prevista una riduzione del 15% della forza lavoro mondiale, pari a circa 20.000 posti, colpendo in particolare Giappone e Cina.
Tra le ragioni che hanno accelerato la ristrutturazione, la Nissan ha indicato il calo delle vendite in Cina, l’aumento delle scorte, l’inasprimento della concorrenza globale e l’impatto negativo di dazi introdotti dell’amministrazione Trump. L’ultimo esercizio fiscale si è chiuso con una perdita di 670,9 miliardi di yen (oltre 4,09 miliardi di euro).
Alla guida dell’azienda da aprile, Ivan Espinosa, subentrato a Makoto Uchida dopo i risultati deludenti, ha confermato l’impegno del costruttore a costruire un modello industriale più snello e resiliente.
Il taglio di uno degli impianti simbolo dell’innovazione Nissan segna un punto di svolta per l’azienda e, forse, anche per l’industria auto giapponese, sempre più coinvolta nella sfida globale della transizione.

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