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Trump alza il muro dei dazi: raffica di tariffe dal Canada al Brasile

di Redazione - 11/07/2025

L'impatto dei dazi di Trump sui profitti delle case automobilistiche

Testo di Fabio Madaro

Un’estate che si annuncia infuocata, e non solo per il meteo. Il presidente Donald Trump rilancia con forza la sua dottrina “America First” e lo fa alzando i toni – e soprattutto i dazi. In una serie di lettere inviate ai leader dei principali partner commerciali, Trump ha ufficializzato nuove tariffe che entreranno in vigore ad agosto e lanciato un messaggio diretto ai paesi BRICS (Paesi con economie emergenti), lasciando intendere che la linea dura non farà sconti a nessuno. Nemmeno, a quanto sembra, al comparto automotive, in crisi ormai da diverso tempo.

Trump colpisce via social

Nei giorni scorsi, con un post su Truth, il presidente ha annunciato un dazio del 35% sulle merci canadesi, giustificato dalla “reazione finanziaria” del vicino del Nord ai dazi decisi a inizio anno. Trump ha rincarato la dose, avvertendo che ogni ulteriore contromossa fiscale del Canada farà crescere la tariffa oltre quel 35% destinato a partire il 1° agosto.
Inoltre, in un’intervista trasmessa poche ore dopo dall’emittente NBC News, Trump ha alzato ulteriormente l’asticella: tariffe generali tra il 15% e il 20% sulla maggior parte dei partner commerciali, ben al di sopra dell’attuale 10%. Un segnale chiaro che la strategia protezionista non è episodica, ma parte integrante di un disegno più ampio.

Una settimana ad alta tensione

Solo negli ultimi giorni, Trump ha imposto un dazio del 50% sulle importazioni dal Brasile, motivato a quanto sembra dal trattamento riservato all’ex presidente Jair Bolsonaro, oggi sotto processo per un presunto tentativo di golpe nel 2022. La nuova stretta ha coinvolto oltre 20 Paesi, colpiti da tariffe comprese tra il 20% e il 40%.
A complicare il quadro anche le misure sul settore dei metalli: il presidente ha confermato un dazio del 50% sul rame in arrivo ad agosto, equiparandolo a quanto già previsto per acciaio e alluminio. Non basta: Trump ha ventilato l’ipotesi di un dazio del 200% sui prodotti farmaceutici, una mossa che scuoterebbe l’intera catena sanitaria globale.

La Cina non resta a guardare

Martedì Pechino ha ammonito Washington: riaccendere la guerra commerciale porterà a dure contromosse, in particolare contro i Paesi che collaboreranno con gli Stati Uniti per escludere la Cina dalle catene di fornitura. Tra gli altri fronti caldi non vanno dimenticati il Vietnam e per quanto ci riguarda più da vicino l’Unione Europea. Bruxelles propone di accettare una tariffa universale del 10% sulle esportazioni verso gli USA, ma spinge per ottenere deroghe su settori strategici a cominciare ovviamente dal settore dell’auto. La trattativa è in corso, con l’obiettivo di chiudere un’intesa già questa settimana.

L’atteggiamento di Trump preoccupa le borse

Mentre le borse globali scrutano ogni nuova mossa di Washington, la sensazione diffusa è che questa nuova stagione di dazi segni un cambio di passo netto: non più semplici mosse negoziali, ma la volontà dichiarata di ridisegnare gli equilibri del commercio mondiale. Una strategia che potrebbe rafforzare la base elettorale interna, irrigidire i rapporti con storici alleati e alimentare nuove tensioni con i giganti emergenti.

O forse è solo l’ennesima, calcolata provocazione di un presidente che conosce bene l’arte del bluff… come un abile giocatore di poker.

 

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