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Byd domina il mercato (+397%), ma a che prezzo?

di Emiliano Ragoni - 24/06/2025

Byd supera Tesla in Europa

La Byd ha superato la Tesla nella vendita di auto elettriche in Europa. Secondo i dati della Jato Dynamics relativi ad aprile, a fronte di un calo dell’azienda americana del 49%, la Byd ha registrato una crescita del 359%. La società cinese ha quindi messo la freccia e superato, seppur di poco, la storica rivale. Analizzando i dati della Jato Dynamics, relativi al mese di maggio i in Europa sono state immatricolate 65.808 unità da parte delle case automobilistiche cinesi, pari al 5,9% delle vendite totali. Ciò significa che i marchi del Dragone hanno più che raddoppiato la loro quota di mercato rispetto al 2,9% registrato nello stesso mese del 2024.

La Byd in Europa ha mostrato una crescita repentina (+397% rispetto a maggior del 2024) che ha portato il marchio cinese a superare brand automobilistici affermati come Fiat, Dacia e Seat. Inoltre, la produzione nel nuovo stabilimento ungherese deve essere ancora avviata, quindi, i numeri della Casa cinese potrebbero ulteriormente aumentare. 

Crescita dell’industria automobilistica cinese

Il boom della compagnia cinese ha (ri)acceso ulteriormente i riflettori sull’industria automobilistica cinese. Come abbiamo visto in questo articolo, i colossi dell’auto elettrica del Dragone, spinti da un’espansione internazionale accelerata, stanno conquistando quote di mercato nei principali mercati esteri.

Il rovescio della medaglia di questa produzione forsennata è ben visibile in Cina, dove il mercato dell’auto è destabilizzato da una vera e propria guerra dei prezzi.

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Prezzo shock della Seagull

È stata proprio la Byd ad avviare la corsa al ribasso dei prezzi, con la citycar Seagull (da noi venduta con il nome di Dolphin Surf), proposta in patria a un prezzo inferiore all’equivalente di 8.000 dollari. Una mossa che ha sottoposto a ulteriore pressione i concorrenti e la filiera produttiva. Secondo quanto riportato da Reuters, la redditività delle case auto è ormai al limite, e le più piccole faticano a rimanere operative.

La società cinese è stata aspramente criticata anche in patria per la sua strategia aggressiva sui prezzi che, a lungo andare, rischia di essere insostenibile, sia per l’azienda che per tutta la filiera.

Finti usati a chilometri zero

Ma a scombussolare l’industria dell’auto del Dragone è anche una recente inchiesta della Reuters che, indirettamente, potrebbe coinvolgere anche la Byd.

Secondo quanto riportato dalla Reuters, a partire dal 2019 l’industria automobilistica cinese avrebbe gonfiato i dati di vendita grazie a un fiorente mercato grigio, sostenuto dalle autorità locali, che consente di immatricolare come “usate” vetture nuove appena uscite dalla catena di montaggio per poi esportarle all’estero.

Stando a quanto emerso da una revisione dei documenti governativi e da alcune interviste con concessionari e commercianti di auto condotta dall’agenzia di stampa britannica, queste vetture a “chilometri zero”, pur non essendo mai state utilizzate, vengono esportate come usate in mercati come Russia, Asia centrale e Medio Oriente. In questo modo le Case automobilistiche cinesi possono mostrare una crescita e smaltire auto che sarebbero difficili da vendere sul mercato interno.

Dumping e export sovvenzionato

Una situazione preoccupante segnalata anche dal quotidiano People’s Daily, il quale ha condannato la vendita di auto usate a chilometraggio zero sul mercato interno.

I governi locali (la Reuters ne ha identificati 20, tra cui gli importanti centri di esportazione come Guangdong e Sichuan) avrebbero abbracciato questa pratica come fondamentale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita economica fissati da Pechino.

Il mercato cinese dell’export di auto a chilometri zero funziona così: quando un veicolo esce dalla linea di produzione, un esportatore lo acquista direttamente dal costruttore o da un concessionario, lo immatricola in Cina e subito dopo lo registra come usato per spedirlo all’estero. In questo modo, il costruttore può contabilizzare la vendita e incassare il ricavo.

Un simile meccanismo sarebbe difficilmente replicabile al di fuori del contesto di economia pianificata della Cina. In questo sistema, infatti, mostrare una rapida crescita di vendite e occupazione è un passaggio cruciale per ottenere promozioni o nuovi fondi. Al contrario, non raggiungere gli obiettivi imposti da Pechino può significare la fine della carriera per i funzionari locali.

Il sostegno delle amministrazioni locali in Cina si è concretizzato in diverse forme: dalla semplificazione delle pratiche burocratiche, all’assegnazione di quote supplementari per l’immatricolazione di veicoli destinati al mercato interno, fino alla creazione di depositi gratuiti per auto a chilometri zero nei pressi dei principali snodi terrestri e portuali del Paese. Secondo documenti ufficiali, tali misure hanno facilitato l’espansione delle esportazioni.

Il fenomeno ha riacceso le preoccupazioni di “dumping”. In molti paesi cresce il timore che la Cina stia cercando di liberarsi all’estero, sotto l’etichetta dell’usato, di veicoli nuovi sovvenzionati, aggirando così le barriere tariffarie, specialmente quelle imposte dagli Stati Uniti.

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