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Tesla robotaxi: i primi esemplari debuttano a Austin

di Redazione - 23/06/2025

Testo di Fabio Madaro

A pochi passi dal quartiere di South Congress di Austin, una piccola pattuglia di Tesla Model Y si muove silenziosamente nel traffico. Ma c’è qualcosa di diverso: il sedile del conducente è vuoto. Non è un errore: è l’inizio di una nuova era. Tesla ha infatti avviato il suo primo servizio di robotaxi operativo: un progetto pilota, per ora piuttosto limitato, che però sancisce l’ingresso ufficiale dell’azienda californiana nel mondo del trasporto autonomo condiviso. Dopo anni di promesse, Elon Musk mantiene la parola e porta su strada il suo primo tassello di mobilità driverless.

Come funzionano i Robotaxi Tesla?

Una decina di Tesla Model Y – opportunamente modificate – circolano in una zona delimitata della città, trasportando utenti selezionati dalle 6 del mattino fino a mezzanotte. Il costo di una corsa? Appena: 4,20 dollari. Come detto, a bordo non c’è un autista, mentre sul lato passeggero siede un tecnico pronto a intervenire in caso di emergenza. I veicoli, infatti, sono completamente autonomi: guidano da soli, frenano, evitano ostacoli e rispettano semafori, tutto grazie al software di guida Full Self-Driving (FSD) sviluppato da Tesla.

Si tratta di un debutto volutamente prudenziale: le auto operano solo in condizioni di bel tempo, su strade familiari e con traffico gestibile. È una fase di raccolta dati, osservazione e taratura del servizio. Ma il significato simbolico è ben più importante: per la prima volta, Tesla mette alla prova su strade reali la sua idea di mobilità autonoma. Lo stesso Musk ha descritto l’evento come “la realizzazione di un sogno coltivato per oltre dieci anni”. E il Texas si conferma terreno fertile per l’innovazione, grazie a una legislazione favorevole che consente di testare veicoli autonomi con supervisione remota.

Tesla Robotaxi? Sì, ma niente Lidar né radar

A differenza dei concorrenti come Waymo o Cruise, Tesla insiste su una filosofia unica: niente radar e nemmeno Lidar. Solo telecamere e intelligenza artificiale. Un approccio coraggioso, che permette di ridurre i costi e rendere i robotaxi potenzialmente più accessibili. Ma che ovviamente provoca parecchie perplessità: ecco perché la sicurezza di questo sistema sarà osservata con molta attenzione in questi mesi di test in condizioni di traffico reale.

In ogni caso Tesla ha già annunciato l’intenzione di espandere il servizio ad altre città texane, e – se le prove saranno positive – anche in California entro la fine dell’anno. Con un obiettivo ambizioso: arrivare a una flotta di 1000 robotaxi entro il 2026, includendo anche i nuovi “Cybercab”, pensati appositamente per questo tipo di servizio.

Una grande scommessa

Il lancio dei robotaxi è molto più di un esperimento tecnico: è una scommessa industriale e culturale. Se Tesla riuscirà a dimostrare che i suoi veicoli sono sicuri, efficienti e accettati dal pubblico, potrà aprire un mercato completamente nuovo. Un mercato in cui il trasporto non si compra, ma si “consuma”, a bordo di vetture intelligenti che arrivano su chiamata, senza conducente.

La strada insomma sembra promettente pur se è ancora lunga. Molto lunga. Tesla dovrà superare ancora parecchie sfide legate alle stringenti regolamentazioni del codice stradale, oltre che dimostrare affidabilità su larga scala. E, last but not least, convincere gli utenti a salire a bordo di un’auto che si guida da sola.

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