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Auto elettriche: perché le batterie al sodio piacciono all’Europa?

di Emiliano Ragoni - 06/05/2025

Batterie al Sodio

La corsa alla decarbonizzazione della mobilità e dell’energia in Europa ha portato alla ricerca di nuove tipologie di chimica delle batterie destinate alle auto elettriche. Si è andati verso la ricerca di una chimica meno impattante rispetto a quella utilizzata negli accumulatori agli ioni di litio che attualmente dominano il mercato.

I motivi sono molteplici: abbassare l’impronta di carbonio con l’impiego di un minor quantitativo di terre rare e incrementare il numero di componenti che può essere riciclato. Le batterie per essere sostenibili anche dal punto di vista economico devono utilizzare componenti che siano il meno costosi possibile.

L’Unione Europea ha messo nero su bianco queste necessità all’interno del Regolamento 2023/1115 del luglio 2023. Con il nuovo quadro normativo europeo, le batterie dovranno:

  • Fornire un “Battery Passport” digitale tracciabile
  • Rispettare soglie progressive di carbon footprint (specifiche per categoria)
  • Report certificati di impronta di carbonio per ogni batteria venduta.
  • Obiettivi minimi di riciclabilità: 50% entro il 2025, 70% al 2030
  • Escludere materie prime da fonti non etiche o legate a deforestazione

L’alternativa sostenibile del sodio-ferro-solfato

Come rendere le auto elettriche più economiche e più accessibili ai consumatori? L’utilizzo di batterie più economiche rappresenta una delle vie più semplici da percorrere. Una soluzione proviene dalla batterie al sodio-ferro-solfato (NFS, Sodium Iron Sulfate).

Nate come alternativa a basso costo per lo stoccaggio stazionario, stanno rapidamente guadagnando terreno anche nel settore Automotive. Il motivo è presto detto: rispondono in modo “naturale” alla nuova normativa (Regolamento 2023/1115) in tema di carbon footprintsupply chain responsabile e riciclabilità obbligatoria.

I materiali usati nelle batterie NFS sono in gran parte derivati da sottoprodotti industriali:

  • Solfato di ferro recuperato dagli impianti siderurgici
  • Solfato di sodio riciclato da processi chimici
  • Carbonio duro da biomasse agricole (gusci di cocco, bambù), in sostituzione della grafite, con -50% emissioni e -30% costi rispetto alla produzione convenzionale

Inoltre, il processo produttivo richiede una sinterizzazione a 400°C, contro gli 800°C delle batterie LFP, con un risparmio energetico del 70%.

Maggiore riciclo

Le NFS hanno un’architettura analoga a quella degli accumulatori agli ioni di litio. Quindi, abbiamo sempre il catodo, l’anodo, il separatore e l’elettrolita. La differenza principale è che il sodio, che è molto abbondante in natura, va sostituire il litio nel catodo.

Inoltre, non contengono litionichel o cobalto. Queste peculiarità consentono di:

  • Evitare le filiere a rischio etico e geopolitico (come il cobalto congolese o il nickel indonesiano).
  • Semplificare il riciclo: la chimica NFS permette una separazione idrometallurgica diretta, con tasso di recupero di oltre il 95%

Per confronto, le batterie al litio hanno una media di recupero dei metalli attivi inferiore al 50%

NFS contro Litio: chi vince in Europa?

La seguente tabella confronta le due chimiche: sodio contro litio.

Parametro NFS (sodio-ferro-solfato) LFP (litio-ferro-fosfato)

NMC (nichel manganese cobalto

Energia specifica ~170 Wh/kg 180–230 Wh/kg
Temperatura di sinterizzazione 400°C 800°C
CO₂ footprint ciclo di vita -50% Elevato (specie se made in China)
Riciclabilità 95% (Na, Fe) <50% (Li, Ni, Co)
Materie prime critiche Nessuna Sì (Li, Ni, Co)
Costo produzione -30/40% Alto, instabile
Prestazioni al freddo Elevate Critiche per LFP

Fonte dati: CE Delft | Transport & Environment

Dove le NFS possono vincere

Le batterie NFS si candidano per mercati a forte esigenza di compliance ambientale e climatica:

  • Veicoli commerciali leggeri, flotte urbane, delivery van
  • EV per regioni fredde (buona performance sotto zero)
  • Storage decentralizzati, impianti fotovoltaici, data center
  • Auto da città “entry level” compliant EU 2026+

Chi ci scommette

Tra le aziende pioniere nel settore emerge Zoolnasm Energy, con impianto pilota a Lipsia e focus su chimiche “critical-free”.

Secondo il Zoolnasm R&D Brief 2024, l’obiettivo è scalare a 5 GWh di capacità annua entro il 2026, in partnership con OEM europei e fornitori di sistemi per lo stoccaggio energetico.

La partita è aperta

Con le LFP cinesi, che potrebbero avere delle difficoltà nell’adeguarsi alle soglie europee – secondo T&E emettono 1,6 volte più CO₂ rispetto al benchmark U – e la crescente domanda di batterie conformi alle nuove normative, le NFS si propongono come soluzione industrialmente valida. Tra i difetti, avendo una minore densità energetica, è necessario progettare batterie più pesanti.

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