
Testo di Fabio Madaro
La società Horse, una joint venture creata da Renault e Geely nel 2024 e finalizzata alla produzione di motori termici e ibridi, ha svelato un’innovazione che potrebbe cambiare abbastanza velocemente le regole del gioco: un sistema di propulsione che trasforma le auto elettriche in veicoli ibridi, ampliandone l’autonomia e la flessibilità d’uso. Un’innovazione senza dubbio importante se anche un grande player come Aramco (la compagnia saudita per la produzione di idrocarburi) ha deciso di contribuire allo sviluppo e alla messa punto di questo sistema.
Al centro della proposta c’è un’unità termica ultracompatta tre cilindri di 1.2 litri progettata per integrarsi con i sistemi di trazione elettrica esistenti. Il modulo funziona come range extender, entrando in funzione quando la batteria si avvicina al livello minimo o quando le condizioni di viaggio lo richiedono. Secondo i primi dati forniti da Horse, questo sistema consente di aumentare l’autonomia complessiva di un veicolo fino a 800 km, rispetto ai circa 400-500 km di molte auto elettriche attuali. Il motore termico è progettato per funzionare sempre nel suo regime ottimale, garantendo emissioni ridotte fino al 40% rispetto a un’ibrida tradizionale.
Il gruppo propulsore Horse è stato sviluppato per essere compatibile con diverse architetture elettriche a trazione anteriore, e richiede modifiche minime al telaio. L’azienda ha inoltre sottolineato come l’utilizzo di un piccolo serbatoio di carburante (circa 25 litri) possa garantire settimane di guida urbana senza ricariche frequenti, mantenendo il motore termico in standby nella maggior parte degli spostamenti quotidiani. Da sottolineare poi che questo sistema (denominato Future Hybrid Concept), è progettato per funzionare in ogni angolo del pianeta essendo concepito per supportare un’ampia gamma di carburanti, tra cui benzina, E85, metanolo e carburanti sintetici.
Con questa innovazione, Horse offre una risposta concreta alle criticità che ancora limitano la diffusione delle auto elettriche, come l’ansia da autonomia, la scarsità di colonnine in alcune aree e i tempi di ricarica. Una sorta di ponte tra presente e futuro, capace di unire la sostenibilità dell’elettrico alla praticità dell’ibrido. Le prime applicazioni su larga scala potrebbero arrivare già nel 2026, grazie alla collaborazione con alcuni costruttori europei.
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