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Benzina ai minimi dal 2022, ma non è solo una buona notizia

di Emiliano Ragoni - 18/04/2025

Secondo i dati forniti dall’Osservatorio nazionale del Mimit, il 18 aprile 2025 il prezzo medio della benzina in Italia è di 1,725 euro al litro e quello del gasolio 1,625 euro/litro (entrambi prezzi al self). Per i carburanti, si tratta dei prezzi più bassi in Italia dal 2022. Per i consumatori questa è sicuramente una buona notizia. Tuttavia, la tendenza ribassista dei carburanti, che corrisponde, anche se in maniera più lenta, al calo di prezzo del petrolio, non è solo una buona notizia.

I carburanti e la guerra commerciale

Il calo del prezzo del petrolio, ai minimi degli ultimi tre anni, è lo “specchio” dell’attuale guerra commerciale in atto e del delicato equilibrio geopolitico. Secondo gli analisti lo spauracchio della recessione è tutt’altro che remoto.

In un contesto dominato da una nuova ondata di guerre commerciali, il prezzo del petrolio è scivolato ai minimi degli ultimi tre anni, accendendo timori concreti di una recessione economica. A fare da miccia è lo scontro commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, culminato con l’annuncio da parte di Pechino dei contro-dazi sui beni americani. La reazione dei mercati è stata immediata: il Brent ha perso il 7% in una sola giornata, la sua peggior performance settimanale da un anno e mezzo, mentre il WTI (West Texas Intermediate) ha registrato il calo più marcato da due anni.

Le attività estrattive sono in crisi

Questa brusca discesa ha messo in allarme gli investitori e l’intera filiera dell’energia. Il prezzo del Brent gli scorsi giorni si è attestato a circa 64,16 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate è sceso a 60,73 dollari. Numeri che non solo spaventano i trader, ma mettono seriamente in discussione la sostenibilità delle attività estrattive. Secondo la Federal Reserve di Dallas, le aziende petrolifere americane hanno bisogno di un prezzo medio di almeno 65 dollari per essere profittevoli. Per le realtà più piccole, il break-even point si sposta ancora più in alto, fino a 66 dollari.

Da un sondaggio della Fed di Dallas (i partecipanti possono esprimere il proprio parere in forma anonima) emergono commenti preoccupanti da parte degli operatori del settore. C’è chi denuncia aumenti nei costi delle attrezzature a causa dei dazi sull’acciaio e chi sottolinea come la minaccia di un prezzo stabile intorno ai 50 dollari al barile abbia già spinto molte aziende a ridimensionare i propri investimenti per il biennio 2025-2026. Molti addetti del settore sono preoccupati per l’impatto delle politiche di Trump sul settore; le tariffe sull’acciaio hanno fatto lievitare i costi.

Le previsioni di Goldman Sachs

Goldman Sachs ha tagliato le stime sui prezzi del Brent e del WTI, portandole rispettivamente a 69 e 66 dollari al barile. La banca d’investimento americana ha alzato al 45% la probabilità di una recessione negli Stati Uniti entro il mese prossimo, a causa dell’impatto crescente della guerra commerciale e dell’instabilità nei mercati finanziari.

ll crollo del petrolio è il riflesso dell’attuale contesto geopolitico dove le vecchie logiche di espansione continua cozzano con le vulnerabilità economiche, le sfide ambientali e le tensioni internazionali. Quindi, in questo scenario, parlare di “cattiva notizia” per i prezzi bassi dei carburanti non è affatto anacronistico.

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