
In seguito a un grave incidente che ha coinvolto una Xiaomi Su7, il Governo cinese ha deciso di entrare a gamba tesa sugli Adas avanzati. Il Dragone ha vietato alle Case automobilistiche l’uso delle espressioni “guida intelligente” e “guida autonoma” nella promozione dei sistemi avanzati di assistenza alla guida (Adas). La decisione, secondo quanto riportato dalla Reuters (via Autonews), è stata annunciata lo scorso 16 aprile dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione durante una riunione ufficiale con circa 60 costruttori, tra cui anche Huawei, che in Cina fornisce sistemi Adas a diversi marchi, inclusa Audi.
Il provvedimento arriva dopo che, a marzo, una Xiaomi Su7 ha perso il controllo a quasi 100 km/h, schiantandosi contro un palo e prendendo fuoco pochi istanti dopo che il conducente aveva disattivato il sistema di assistenza alla guida. L’incidente, divenuto rapidamente virale sui social cinesi, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza di questi sistemi e sulla trasparenza con cui vengono comunicati ai consumatori.
Le nuove regole puntano a frenare l’uso di terminologie che possono creare confusione e alimentare false aspettative. Secondo le autorità locali, termini come “autonoma” o “intelligente” lasciano intendere che il veicolo sia in grado di guidare da solo, mentre nella realtà si tratta di tecnologie che richiedono costante supervisione da parte del conducente. Non solo: i nuovi requisiti vietano anche l’aggiornamento da remoto (over-the-air) dei sistemi Adas sui veicoli già in circolazione senza una preventiva autorizzazione governativa. Ogni aggiornamento dovrà essere preceduto da test approfonditi e da una specifica approvazione.
Il giro di vite arriva in un momento particolarmente delicato per il mercato Automotive cinese, in piena guerra dei prezzi e fortemente orientato alla tecnologia, che viene utilizzata come elemento peculiare del modello. La Byd ha lanciato decine di modelli economici dotati di Adas gratuiti, spingendo anche concorrenti come Leapmotor (partecipata da Stellantis) e Toyota a fare altrettanto.
Secondo molti osservatori, l’inasprimento delle regole rallenterà lo sviluppo e l’adozione di queste tecnologie, aumentando i costi per i costruttori. Ma potrebbe anche portare a una selezione naturale in un mercato diventato troppo affollato e dove la concorrenza si gioca spesso sul filo del marketing, più che sull’effettiva affidabilità dei sistemi.
Lo scorso marzo, dopo mesi di contenziosi legali, Tesla ha finalmente reso disponibile in Cina il proprio sistema di guida automatizzata. L’aggiornamento software verrà introdotto gradualmente e include la “guida automatica assistita in ambito urbano”, oltre a una nuova funzione installata nello specchietto retrovisore che rileva l’attenzione del conducente. Tuttavia, non si tratta della versione più evoluta del sistema, ovvero l’Fsd (Full Self Driving), disponibile al momento solo per gli utenti statunitensi.
Il divario tra Cina e Stati Uniti non si limita a questioni ideologiche o commerciali, ma riguarda soprattutto il modo in cui viene gestita l’innovazione. La Cina adotta un approccio molto più prudente nei confronti dei veicoli a guida semiautonoma, a differenza di Tesla che, sin dall’inizio, ha utilizzato i propri clienti come veri e propri beta tester. L’introduzione dell’Fsd lo dimostra: inizialmente disponibile solo per una ristretta cerchia di utenti selezionati. Un atteggiamento tollerato finché Elon Musk godeva di grande popolarità, ma che potrebbe incontrare maggiori ostacoli ora che ha scelto di entrare in politica.
Vale la pena ricordare un episodio emblematico: il primo incidente mortale con un’auto a guida autonoma avvenne il 7 maggio 2016. In quell’occasione, una Tesla Model S con il sistema Autopilot attivo, guidata dall’attivista Joshua David Brown, finì sotto il rimorchio di un camion che stava attraversando la carreggiata sulla US Route 27, nei pressi di Williston.
Elon Musk ha scelto di chiamare “Autopilot” un sistema che, sebbene avanzato, rimane pur sempre un’assistenza alla guida e non un sistema completamente autonomo. Questo nome ha generato non poca confusione e, soprattutto, ha alimentato l’uso improprio del sistema da parte degli utenti. Non è raro imbattersi su YouTube in video virali che mostrano comportamenti rischiosi alla guida con l’Autopilot attivato, spesso senza che Tesla abbia preso le distanze da tali contenuti. Lo stesso Joshua Brown aveva pubblicato numerosi video in cui mostrava l’uso spregiudicato del sistema, fino all’epilogo tragico.

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