L’originale, classe 1967, è uno dei miti assoluti dell’automobilismo di tutti i tempi. Oggi il Biscione la reinterpreta, con stupende linee ispirate al passato e un’ingegneria d’avanguardia. L’Alfa Romeo 33 stradale è tornata: pronta per stupire con una guida eccezionale, giura la Casa, e prodotta presso Touring Superleggera in un’edizione limitatissima, la cui numerazione ricalca il nome: 33 esemplari già tutti acquistati. Un progetto che riaccende come pochi altri la passione romantica per il motorismo italiano.
Anzitutto, a evocare l’antica aggressività provvede il design. Opera del Centro Stile interno, riprende senza imbarazzi il modello storico e punta sull’equilibrio di proporzioni, volumi e trattamento delle superfici. Nelle parole di chi l’ha creato ricorrono spesso termini quali “possente”, “muscoloso” e perfino “brutale”: di certo non si punta sulla discrezione, tanto per il muso d’impatto quanto per le portiere a elitra o, ancora, nella vetratura avvolgente e scenografica. Senza sorvolare sull’aerodinamica, naturalmente, perché al Cx di 0,375 si accompagna un coefficiente di portanza Cz pari a zero, ottenuto volutamente senza sistemi attivi. La massima spinta verso il basso, senza artifici.
All’interno, la 33 Stradale punta sull’essenzialità dei componenti (per ridurre le distrazioni), ma anche su una loro disposizione a più livelli, mutuata dall’aeronautica, che risponde alla stessa idea di “bellezza necessaria” perseguita dalla carrozzeria. Gli stilisti spiegano inoltre che, accanto al volante completamente privo di tasti e alla strumentazione a “cannocchiale” dotata di un’inedita tridimensionalità, i sedili in Pelle Frau si ispirano direttamente a quelli della progenitrice, mentre materiali quali Alcantara, fibra di carbonio e alluminio concorrono alla piacevolezza dell’atmosfera a bordo. Sono previsti due allestimenti, “Tributo” e “Alfa Corse”.
Ma non solo: presso la Sala del Consiglio del Museo di Arese, dove nel 1967 fu approvata la 33 Stradale originale, si è insediato da tempo lo speciale “comitato 33”. Ovvero? Una squadra di esperti, presieduta dal CEO di Alfa Romeo, che ha approvato tutte le richieste di personalizzazione dei clienti. Fin dal Gran Premio di Monza del 2022, infatti, i futuri proprietari hanno potuto discutere delle proprie preferenze. Proprio per garantire che ognuno delle 33 unità fosse rispettoso della storia ma, al tempo stesso, cucito addosso al suo guidatore.
L’iter è culminato nella nascita della “Bottega”, ispirata all’esperienza dei Carrozzieri anni 60 e impegnata nella realizzazione quasi artigianale degli esemplari (tutti diversi fra loro, ovviamente). Non caso della costruzione fisica del corpo vettura si occupa la Carrozzeria Touring Superleggera. E per coronare un approccio così sartoriale, le ultime otto cifre del numero di telaio sono state scelte dagli acquirenti e stampate anche sul tunnel centrale.
“Il progetto 33 Stradale ha preso vita grazie alla passione e alla dedizione di un ristretto gruppo di designer e ingegneri del Centro Stile Alfa Romeo. Si ispira con rispetto al capolavoro di Franco Scaglione del 1967 con un audace sguardo rivolto al futuro. Il risultato è il frutto delle competenze e della migliore tradizione del design italiano. Un vero e proprio manifesto: poche linee, sensuali e allo stesso tempo potenti” chiosa Alejandro Mesonero-Romanos, head di Alfa Romeo Design.
Del resto non bisogna dimenticare che l’ispiratrice, prodotta in appena 18 unità fra il 67 e il 69, rimane una pietra miliare assoluta, una vera e propria icona (termine abusato, ma qui più che giustificato). Per diverse ragioni e una in particolare: su sei dei telai dell’epoca vennero realizzati altrettanti prototipi di insostituibile valore, cioè la Carabo (1968), la P33 Roadster GS (1968), la 33/2 Coupé Speciale (1969), la Cuneo (1971) e l’Iguana (1969), la Navajo (1976).
Sul piano meccanico l’ultima nata non è certo meno affascinante. Alla conferenza stampa milanese si afferma a gran voce che “Alfa Romeo si è prefissata l’ambizioso obiettivo di offrire un’esperienza di guida da vettura da pista, ma adatta all’uso quotidiano su strada”. La ricetta prevede telaio ad H in alluminio, scocca in fibra di carbonio, padiglione in entrambi i materiali con particolare attenzione alle cerniere delle porte, cornici dei vetri ancora in carbonio (e lunotto in policarbonato per la leggerezza).
Ma soprattutto, per impostare al meglio il set-up dell’auto, dalle sospensioni a doppio braccio con ammortizzatori attivi fino al propulsore stesso, gli ingegneri hanno chiesto il supporto del pilota di F1 Valtteri Bottas sulla leggendaria pista di Balocco. Un biglietto da visita eccellente, che si affianca alle prestazioni straordinarie di cui la 33 Stradale è capace: 333 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi, senza distinguere fra le due configurazioni meccaniche offerte (biturbo V6 a benzina da oltre 620 cv o Bev da oltre 750 cv). Il sistema frenante Alfa Romeo Brake-By-Wire e i freni carboceramici Brembo garantiscono poi la sicurezza, mentre i più perfezionisti apprezzeranno il sollevatore dell’avantreno per le rampe dei box.
Straordinario esercizio di stile e d’ingegneria, questa inaspettata 33 Stradale rinverdisce i fasti di un prestigio italiano che tutti desidererebbero tornasse. Chissà che non si tratti della prima di una serie di sorprese…
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