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Non sembra esserci pace per l’industria dell’auto europea. La situazione contingente, con tutti le Big del settore costretti a sanguinosi tagli per sopravvivere, potrebbe presto ulteriormente peggiorare. A rendere il contesto ancora più incerto contribuiscono sicuramente le politiche dei dazi imposti da Donald Trump. Dopo aver minacciato l’Europa, il Presidente degli Stati è passato ai fatti: dazi del 25% sulle importazioni provenienti dell’UE.
L’annuncio dei dazi è stato fatto direttamente da Trump alla stampa nel corso del primo Consiglio dei ministri. L’istrionico presidente, ancora una volta, ha confermato il particolare amore per le parole dure: “L’Unione Europea è nata per truffare gli USA. Non accettano le nostre auto. Non accettano, essenzialmente, i nostri prodotti agricoli”.
C’è ancora una “finestra temporale” affinché i nuovi dazi vengano effettivamente messi in atto (si parla del 2 aprile), tuttavia, le trattative sembrano oltremodo complesse. Trump ha confermato che i dazi riguarderanno sicuramente le auto e “altre cose”.
Tali affermazioni non potevano passare inosservate all’Unione europea che, attraverso un portavoce ha dichiarato: “L’Ue reagirà in modo fermo e immediato”. E ancora: “L’Ue proteggerà sempre le aziende, i lavoratori e i consumatori europei dai dazi ingiustificati. L’Unione Europea è il più grande mercato libero del mondo. Ed è stata una manna per gli Stati Uniti”.
Cosa ci dicono i dati? Consultando le statistiche disponibili nel sito dell’UE (qui), nel 2023, gli Stati Uniti sono stati la principale destinazione delle esportazioni di merci dell’UE (quota del 20%), mentre la Cina è stata la principale origine delle importazioni di merci dell’UE. Nello specifico, le auto, costituiscono uno dei principali beni destinati al Paese a stelle e strisce.
D’altro canto, gli Stati Uniti sono il principale partner del Vecchio continente per i servizi. Gli interessi in gioco sono quindi molti.
Come abbiamo spiegato QUI, la minaccia di dazi sulle automobili non è nuova. Durante il suo primo mandato, nel 2018 e 2019, Trump aveva ordinato al Dipartimento del Commercio di condurre un’indagine sulla sicurezza nazionale riguardante le importazioni di auto. All’epoca, l’analisi concluse che tali importazioni indebolivano la base industriale statunitense (anche il CEO di Ford ha già criticato questa misura protezionistica, giudicata un’arma a doppio taglio). Tuttavia, Trump non diede mai seguito alla minaccia di tariffe del 25% e lasciò scadere l’autorità derivante dall’indagine.
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