
Testo di Mattia Eccheli
Il cliente ha sempre ragione: non è questa la frase che il numero uno del Revenue Management di Toyota Europa André Schmidt ha impiegato nel corso della Automobilwoche Konferenz in corso a Monaco di Baviera, ma il senso è quello. Non sorprende pertanto la sua affermazione che “non esiste una data di scadenza per i motori a combustione”.
Il ragionamento di Schmidt è semplice e tutt’altro che nuovo per il colosso nipponico, secondo il quale il nemico non sono le unità termiche, ma le CO2. Toyota difende la neutralità tecnologica e condivide gli obiettivi sulla necessità di arginare il cambiamento climatico, ma, come ha sintetizzato il dirigente, ricorda che “sull’innovazione non ci sono scorciatoie”. “È il cliente che decreta il successo” di un sistema piuttosto che di un altro, ha insistito Schmidt. Il manager ha ribadito che l’azienda rispetterà le regole comunitarie, che per il momento prevedono il divieto di commercializzazione di auto e veicoli commerciali con motori termici a partire dal 2035, ma anche che “non può essere che le modalità di guida vengano prescritte dallo Stato”. A pochi giorni dal Kenshiki Forum di Bruxelles, Schimdt ha sottolineato che Toyota “non è in ritardo sui BEV (Battery electric vehicles, ndr), ma arriva al momento giusto”.
La ragione è semplice: “Sarebbe grave se le persone venissero costrette ad acquistare le elettriche, ma ne rimanessero deluse e volessero poi tornare a acquistare auto con motori a combustione”. Dal 2028, il colosso giapponese corteggerà i clienti dei veicoli a zero emissioni con le batterie allo stato solido montate sulle auto di serie e in grado di garantire più autonomia e tempi di ricarica più veloci. “Ma non si tratta solo di accumulatori più grandi per grandi Suv”, ha chiarito il manager, perché Toyota vuole anche ridurre la resistenza aerodinamica e il peso delle proprie auto.
Il primo gruppo automobilistico del pianeta è cresciuto in Europa grazie ai veicoli ibridi, dei quali è un pioniere, e investe sempre sull’alternativa a idrogeno con i sistemi a celle a combustibile. Il fatto che Toyota appaia “lenta”, secondo Schmidt è solo un’impressione perché è in corso la conversione degli stabilimenti con un ricorso sempre minore alle catene di montaggio e uno maggiore del cosiddetto gigacasting, ossia la pressofusione di parti più grandi della carrozzeria.
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