
Testo di Emiliano Ragoni
C’era grande attesa per l’intervento di Donald Trump a Davos in occasione del World Economic Forum. Il neoletto presidente ha parlato a 360° soffermandosi in particolare sulle tematiche economiche e politiche, nel contesto dell’attuale periodo contingente dagli equilibri geopolitici molto labili. Il tycoon ha dichiarato la volontà di abbassare i prezzi globali del petrolio, i tassi d’interesse e le tasse. Inoltre, ha avvertito che le aziende che producono all’estero, fuori dall’America, dovranno affrontare i dazi.
Ha quindi confermato i dazi, minacciando di imporre pesanti tariffe all’Unione Europea, alla Cina (…“Vogliamo mantenere una relazione positiva, ma deve essere equa”), al Messico e al Canada. Gli importi delle tariffe varieranno, ma l’obiettivo è raccogliere centinaia di miliardi di dollari per rafforzare l’economia americana e ridurre il debito pubblico. Per invogliare le imprese a produrre in America, ha promesso una tassazione estremamente ridotta: “Ridurrò la tassa sulle imprese al 15% se le aziende producono i loro prodotti negli Stati Uniti.”
Stellantis, ancora prima delle dichiarazioni pubbliche del neopresidente, ha annunciato ingenti investimenti nel Paese a stelle e strisce.
Pur riconoscendo il delicato ruolo dell’UE, Trump ha mosso delle aspre critiche per via della pesante tassazione sui prodotti americani, in particolare su quelli e sulle automobili. Di contro, il Vecchio Continente esporta milioni di auto negli Stati Uniti. “Fondamentalmente non accettano i nostri prodotti agricoli e non accettano le nostre auto, mentre loro ci mandano milioni di aut. Abbiamo centinaia di miliardi di dollari di deficit con l’UE, e nessuno è contento di ciò. Faremo qualcosa al riguardo.”
Come prevedibile, il presidente ha dichiarato che i consumatori potranno “comprare le auto che vogliono”, senza vincoli imposti da politiche come il mandato sui veicoli elettrici, che ha definito “costoso e insensato”. Ha poi confermato la decisione di ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’accordo di Parigi sul clima. Colpo di spugna anche sulle regolamentazioni ambientali come il Green New Deal per favorire l’industria tradizionale, inclusa quella automobilistica basata su motori a combustione interna.
“Chiederò all’Arabia Saudita e all’OPEC di abbassare il costo del petrolio. Gli Stati Uniti hanno la più grande quantità di petrolio e gas di qualsiasi altro Paese sulla Terra, e la useremo. Questo non solo ridurrà il costo di quasi tutti i beni e servizi, ma renderà gli Stati Uniti una superpotenza manifatturiera”.
Il tycoon ha promesso di ridurre l’inflazione con un mix di tariffe, deregolamentazione e tagli alle tasse, oltre a un giro di vite sull’immigrazione clandestina e all’impegno a rendere gli Stati Uniti un hub per l’intelligenza artificiale, le criptovalute e i combustibili fossili.
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