
La Volkswagen all’interno dell’omonimo Gruppo, è stato il marchio che ha sofferto di più l’avanzata della concorrenza cinese e il conseguente calo di vendite in mercati chiave (-1,4% con 4,8 milioni di auto in tutto il mondo). Una crisi che ha portato l’azienda a concludere un “sanguinoso” accordo con i sindacati che prevede la perdita di 35.000 posti di lavoro entro il 2030 (evitando licenziamenti diretti), in cambio della rinuncia dei tagli salariali e della chiusura immediata di nessuno stabilimento.
Secondo quanto ipotizzato da Bloomberg, il 2025 potrebbe essere ancora peggiore del 2024 poiché il marchio tedesco non lancerà nuovi modelli elettrici. I motivi dietro questa decisione sono molteplici. Oltre alla necessità di contenere i costi, la Volkswagen dovrà fare i conti con il ritardo dello sviluppo software. Quest’ultimo è uno “storico” problema che negli ultimi anni ha perseguitato il Gruppo Volkswagen.
La divisione Cariad preposta allo sviluppo di una nuova e più efficiente piattaforma software ha inanellato ritardi su ritardi, costringendo il Gruppo a tagliare diversi posti di lavoro e a rimandare l’uscita di modelli importanti come la Macan elettrica e l’Audi Q6 e-tron.
Il mancato lancio di nuovi EV in un mercato particolarmente dinamico come quello cinese potrebbe acuire le difficoltà incontrate nell’ultimo anno. Nel Paese del Dragone la concorrenza è molto agguerrita con aziende come la BYD che, a fronte dei ridotti tempi di sviluppo e a un controllo pressoché totale della catena di fornitura, possono permettersi di far uscire diversi nuovi modelli nell’arco dell’anno. Inoltre, in Cina gli EV di lusso come l’Audi Q8 e-tron e la Porsche Taycan non hanno dato i frutti sperati, penalizzati da un rallentamento della domanda per questa tipologia di veicoli.
Per colmare il gap con le compagnie cinesi, il Ceo del Gruppo, Oliver Blume, conta sulle partnership siglate con l’americana Rivian e la cinese Xpeng. La prima è stata scelta per le sue specifiche competenze nel settore del software, mentre la Xpeng verrà sfruttata per lo sviluppo congiunto di due modelli a batteria venduti a marchio Volkswagen. Purtroppo, però gli EV frutto di queste due partnership tecnologiche non arriveranno prima della fine del decennio.
L’obiettivo del Gruppo in Cina è quello di riconquistare quote di mercato dal 2026, grazie ai veicoli sviluppati con la Xpeng, che potranno contare su una dotazione tecnologica in linea con i guisti dei clienti locali. L’obiettivo è quello di vendere qui 4 milioni di veicoli all’anno entro il 2030, rispetto ai 2,93 milioni del 2024.
Matthias Schmidt, analista automobilistico vicino ad Amburgo, ha dichiarato: “Per il prossimo anno la Volkswagen è costretta a vendere vecchie tecnologie a nuovi clienti. Sarà difficile.” In Europa il Gruppo sta avendo difficoltà per via del rallentamento della domanda, in parte dovuto allo stop degli incentivi ma, soprattutto, per la scarsa competitività del prodotto.
Ma per vedere i primi modelli economici, che dovrebbero cambiare le carte in tavola, bisognerà attendere il 2026, anno in cui arriverà l’ID.2all, EV proposta a 25.000 euro.
Mentre negli Stati Uniti, l’attività del costruttore potrebbe complicarsi per via dei dazi imposti dalla nuova amministrazione Trump, con il 25% sulle importazioni di veicoli da Messico e Canada. In Messico sono presenti gli stabilimenti di Puebla, che produce diversi modelli, tra cui la Tiguan a passo lungo, e quello Silao, dove vengono assemblati i motori.
Per rispondere alla domanda dei clienti locali, il Gruppo tedesco sta sviluppando pick-up e suv elettrici che verranno venduti con il marchio Scout, con l’arrivo sul mercato previsto nel 2027.
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