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La Cina punta alle fabbriche tedesche

di Redazione - 16/01/2025

Testo di Mattia Eccheli

La seconda vita degli stabilimenti tedeschi ai quali Volkswagen non è più interessata potrebbe essere cinese. Lo rivela l’agenzia Reuters, che citando fonti a conoscenza delle strategie del governo di Pechino spiega che “funzionari e case automobilistiche cinesi stanno tenendo d’occhio le fabbriche in procinto di chiudere e sono particolarmente interessati ai siti della Volkswagen”.

Fabbriche in ballo anche a Saarlouis (Ford) e a Bruxelles (Audi)

I vertici del marchio più popolare della Germania avevano siglato un’intesa con i sindacati prima di Natale proprio per evitare la cessazione delle attività in alcuni impianti per rimodulare la produzione e adeguarla alla nuova e più bassa domanda del mercato. L’accordo ha evitato le soluzioni più drastiche, ma per alcuni siti il destino è comunque segnato. A cominciare da quello simbolo di Dresda (quasi più di rappresentanza per le sue caratteristiche, la Gläserne Manufaktur, la fabbrica di vetro, occupa meno di 400 persone) o quello di Onsabrück, da anni al centro del dibattito, ma che impiega quasi 2.500 addetti. Per Volkswagen vendere costa meno di chiudere, ma la scelta implica la certezza di avere rivali alle porte di casa.

Intanto Tesla, peraltro non senza difficoltà, si è già insediata alle porte di Berlino. Diversi marchi avevano già puntato sulla Germania, ma avevano poi rinunciato a investimenti significativi. E con la politica comunitaria sui dazi per le importazioni “elettriche” dalla Cina la Great Wall Motors aveva chiuso gli uffici del quartier generale europeo a Monaco di Baviera e lasciato a casa il suo centinaio di dipendenti. In Germania Ford terminerà la produzione a Saarlouis proprio quest’anno, mentre in Belgio è sempre senza futuro il sito di Audi a Bruxelles.

Volkswagen possibilista sulla cessione, apertura condizionata del sindacato

L’eventuale acquisizione di uno o più siti dismessi da Volkswagen farebbe indubbiamente entrare un marchio cinese dalla porta principale sul più grande mercato automobilistico del Vecchio Continente. Con Angela Merkel alla cancelleria le relazioni tra Berlino e Pechino erano ottime, mentre con il suo successore e, soprattutto, con la ministra degli esteri Annalena Baebock, i rapporti si sono non meno che raffreddati. Una decisione sugli investimenti strategici di costruttori cinesi nel paese deve in ogni caso ottenere il benestare dell’esecutivo della Repubblica Popolare e pertanto l’esito delle elezioni per il rinnovo del Bundestag del 23 febbraio e la politica del nuovo primo ministro sarà determinante.

Secondo la Reuters, Volkswagen sarebbe possibilista circa l’ipotesi di cedere il sito di Onsabrück, in Bassa Sassonia, che il costruttore aveva rilevato dalla insolvente Karman tra il 2010 e il 2014 su pressioni dell’allora governatore del Land Christian Wulff (poi diventato presidente della Repubblica) e della sigla IG Metall. L’apertura del sindacato all’ipotesi è condizionata alla produzione nell’ambito di joint venture del gruppo e, tra le altre cose, agli stessi parametri di Volkswagen. L’offensiva cinese in Europa è cominciata da tempo: la BYD ha già avviato la costruzione di stabilimenti in Ungheria e Turchia e, tra le altre, la Leapmotor ha trovato un’intesa con Stellantis in Polonia. La Chery ha invece puntato sull’esistente impianto spagnolo di Nissan nei pressi di Barcellona.

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