Condividi con:

Che esperienza sull’Alpine A110 GT

di Paolo Matteo Cozzi - 07/07/2023

“Sei zero”: può sembrare un insulto, ma per chi vive di auto è il sogno nel cassetto, che si avvera con la chiamata dell’Automobile Club Rieti al ruolo di apripista alla 58a edizione della “Rieti-Terminillo” Enel X-Way, valida per il Campionato Italiano Velocità Montagna e tradizionalmente nota come Coppa Carotti.

Oltre la gara

Non è solo una gara automobilistica, ma l’evento atteso dagli appassionati che accorrono lungo i 13.450 metri del tracciato che collega la città reatina con le piste da sci più vicine alla Capitale. Un appuntamento così prestigioso da racchiudere quattro manifestazioni in due giorni di emozioni: accanto alla prova del campionato italiano per le vetture moderne, ci sono la “classic” riservata alle protagoniste della tradizione sportiva, la “tribute” a celebrare il prestigio della Coppa e una tappa di “Ruote nella Storia” con oltre 50 auto d’epoca. Ci ritroviamo alla partenza con i polsi che tremano. Non solo perché ci spetta il compito di annunciare rombando ad ogni curva l’inizio della competizione, scatenando gli obiettivi dei tifosi ormai stufi di fotografare il panorama. Ma soprattutto perché dobbiamo arrivare prima della “1”: sarebbe infatti pericoloso (e imbarazzante) trovarsi alle calcagna il primo concorrente, creandogli ostacolo.

L’esperienza

Le mani stringono il volante di un’Alpine A110 GT, mostro di 300 cavalli sovralimentati in grado di sparare i 1.120 chilogrammi della vettura a 100 chilometri orari in appena 4,2 secondi, sfruttando la coppia di 320 Nm a 2.400 giri. La scelta dell’auto non è dettata solo da ragioni tecniche. A110 GT celebra infatti in ogni suo componente l’Alpine che negli anni ’70 ha incarnato l’essenza delle corse, con un design iconico e soluzioni tecnologiche d’avanguardia. La ricerca prestazionale la muove pure oggi: telaio e carrozzeria in alluminio; motore 1.8 centrale con la stessa cubatura della vincitrice del mondiale rally nel 1973 (anche se allora sfoggiava 130 cavalli in meno); cambio a sette rapporti con palette al volante che richiede solo 260 millisecondi per volare da una marcia all’altra; trazione posteriore e tre modalità di guida tra normal, sport e track; sedili sportivi Sabelt in pelle e finiture di pregio dentro e fuori l’abitacolo, con il logo “A” di Alpine su volante, tappezzeria e tappo della benzina.

Pronti, partenza: via!

“Pronti?”, chiede il direttore di gara. Un colpo di gas è la risposta. E allora via! La francese diventa un soprano nell’accelerazione che ci incolla al sedile, complice anche la pendenza superiore all’8% del primo tratto a 550 metri di altitudine. Con la traiettoria giusta, il gas rimane sempre aperto nelle curve iniziali e quasi ci sorprende il primo dei due slalom, che richiede una brusca frenata e tre clic sulla paletta sinistra per scalare in seconda ed uscire il più rapidamente possibile dalla chicane. I numeri delle postazioni dei commissari scorrono veloci, interrotti dalla segnaletica 150 metri prima del tornante a destra. L’asfalto umido non intimorisce la A110 che aggredisce il secondo tornante ripido a sinistra ed infiamma il pubblico. Il rombo è rabbioso, ma al secondo slalom riusciamo perfino a sentire l’eccitazione di un bambino che strilla “Alpine, Alpine!”, riconoscendone il blasone a dispetto dell’età. Il tracciato sfoggia un continuo di curve dove sfioriamo la roccia verso la linea perfetta. A 1.000 metri di altitudine la strada spiana, ma è solo un’illusione perché poi la salita supera il 9% senza nemmeno un rettilineo, sottoponendo freni, cambio e sospensioni a uno stress continuo e chi guida a una libidine infinita. Gli ultimi tre chilometri sono avvolti nella nebbia, che rende ancora più umido l’asfalto e spedisce due neuroni di buon senso nel piede sull’acceleratore. A differenza dei concorrenti, non dobbiamo confrontarci con il cronometro. A proposito, il nostro sul traguardo segna poco meno di 7 minuti: non male se si considera che il pluricampione Simone Faggioli ha poi vinto la gara per l’ottava volta con il tempo record di 4’:48”.

Nel parco chiuso il motore si ammutolisce, eppure il frastuono continua: nel cuore a mille stiamo ancora scolpendo emozioni indelebili.

(testo di Marco Perugini)

Potrebbe interessarti

Formula 1 2026: la “tempesta perfetta” delle nuove monoposto

Formula 1 2026: addio DRS e potenza elettrica al 50%: analisi tecnica delle monoposto più leggere, strette e dotate di aerodinamica attiva

di Emiliano Ragoni - 18/12/2025

Formula 1 2025: la classifica dei piloti più pagati

Formula 1: la classifica dei piloti più pagati del 2025. Da Max Verstappen al fresco campione del mondo Lando Norris: chi guadagna di più?

di Emiliano Ragoni - 15/12/2025

Podcast

in collaborazione con Aci Radio

Il Punto di Pierluigi Bonora

Il Direttore di ACI Radio Pierluigi Bonora fa il punto sul fatto più rilevante della giornata offrendo spunti di riflessione per una corretta informazione.

l'Automobile su Instagram