I rivoluzionari Settanta sono simbolo di libertà, trasgressione ed eccessi. Nascono il Rock, il primo microprocessore della storia e anche nel motorsport la tecnologia fa passi da gigante. Il 1970 coincide con il debutto in gara della versione K della Porsche 917: K significa Kurzheck, cioè coda corta in tedesco. Un bolide che trionfa alla 24 Ore di Le Mans per due anni consecutivi, nel 1971 con la splendida livrea Martini.
Grazie a questa sponsorizzazione, prende vita una delle storie più incredibili legata ai motori, con protagonisti il Conte Rossi di Montelera, proprietario della Martini & Rossi Spa e proprio una Porsche 917K, nello specifico il telaio numero 030 danneggiato in un incidente nell’unica gara disputata. La grande affidabilità e praticità d’uso della 917 convincono il Conte Rossi a una richiesta tanto inusuale quanto folle: omologare la vettura per uso stradale. Il compito non è semplice, infatti tutti i paesi europei si rifiutano di targare l’auto. La scelta più logica è tentare oltreoceano in Usa e l’occasione si presenta nel 1975, dopo che Mark Donohue fa registrare il record del mondo al volante di una Porsche 917/30 sull’ovale di Talladega, in Alabama, raggiungendo una velocità media sul giro di 355,860 km/h. Incredibilmente il governo locale accetta di targare la vettura, con la promessa che non avrebbe mai circolato in America. Ritirata personalmente in fabbrica e guidata dal Conte fino a Parigi, fa ancora parte oggi della famiglia Rossi.
Nel 2016 la storia si ripete: il pilota gentleman Claudio Roddaro acquista l’ultima 917KH costruita, il telaio numero 037, con il sogno di utilizzarla in strada. Sarà proprio la vettura del Conte Rossi a venire in soccorso e autorizzare l’omologazione nel Principato di Monaco, dimostrando l’identicità delle due auto. Impossibile anche solo immaginare l’emozione di guidare su strada una leggenda del genere tra il Mirabeau, Portier e nel tunnel verso il porto.
testo di Stefano Beloni
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