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Alfa Romeo Giulietta Sprint Speciale Prototipo, una storia che non conoscete

di Redazione - 01/05/2024

Testo di Marco Di Pietro, fotografie Roberto Carrer

Questa è una storia… sul filo di lana. E presto capiremo perché. La Giulietta Sprint Speciale è per tutti un’elegante granturismo dalle forme sinuose, prodotta in piccola serie dal 1959 al 1963 in 1366 esemplari. Un’auto stradale, dunque: una riuscitissima “fuoriserie di serie” per chi non si accontentava della Giulietta Sprint. Eppure le sue origini sono un po’ diverse: inizialmente l’obiettivo di Bertone, che già produce la coupé, è fornire all’Alfa Romeo una versione più corsaiola, minimizzando il più possibile la resistenza all’avanzamento sulla scorta dell’esperienza con i tre prototipi Bat (Berlinetta Aerodinamica Tecnica) degli anni precedenti.

Come per le fantastiche Bat, lo stile sarà realizzato da Franco Scaglione, un vero maestro dotato di una sensibilità particolare sul tema dei flussi d’aria. In fatto di Giulietta da corsa, in contemporanea, ottiene risultati spettacolari anche Zagato, che trasforma, alleggerendole al massimo con una nuova “pelle” in alluminio, alcune Sprint Veloce destinate a rivelarsi straordinariamente competitive. Sono le Svz, che diventeranno le Sprint Zagato (prima a “coda tonda”, poi a “coda tronca”: il tema dell’aerodinamica è primario per tutti).

Il segreto… l’autostrada!

Il tandem Bertone-Scaglione lavora invece su un pianale accorciato a 2,25 metri (13 cm in meno di quello di partenza), completo di meccanica della Sprint Veloce. Senza una galleria del vento, i miglioramenti delle forme si ottengono attraverso metodi empirici: vengono applicati su tutta la sagoma dei filetti di lana lunghi pochi centimetri, fissati da un capo alla carrozzeria e liberi dall’altro, si porta la vettura sull’autostrada Torino-Milano e la si lancia. Dall’osservazione delle inclinazioni che prendono i fili si vede dove si creano i vortici dannosi e si può provvedere ad “aggiustare” le superfici per eliminarli il più possibile.

Così nasce la Sprint Speciale: con una linea estremamente affusolata, dall’essenziale “bocca” ovale sul muso, che rinuncia al frontale trilobato tipico delle Alfa Romeo e persino… all’immancabile Scudetto! Un semplice stemma tondo appare sulla porzione orizzontale anteriore, più avanti del cofano motore. I passaruota sono dotati di un rilievo metallico allungato fin quasi alla porta, il tetto è bombato e si raccorda al parabrezza avvolgente e al lunotto come una cupola o la carlinga di un aereo.

Lo specchio di coda è tronco e incassato. Questa particolare Sprint Speciale, ancora prototipo e con la carrozzeria tutta in alluminio, si dimostra velocissima: tocca i mitici 200 all’ora. Risultato impressionante per una milletré, favorito anche dal cambio a cinque marce (prima volta su una Giulietta). Tra le novità, pure i freni a tamburo a tre ceppi autoavvolgenti, che poi caratterizzeranno la produzione del Biscione fino all’adozione dei dischi.

La prima in assoluto

Quello che vedete è proprio il prototipo su cui furono effettuati gli studi aerodinamici: il telaio serie 10120, numero 00001, che appartiene alla Collezione Lopresto dal maggio 2010. Corrado Lopresto, che ci tiene spesso compagnia sulle pagine de l’automobileclassica, ha eseguito un restauro completo per riportarla nelle condizioni d’origine in cui venne presentata in anteprima assoluta al Salone di Torino del 1957, risultando una delle novità più apprezzate e “obbligando” la Casa a una produzione di serie, seppur piccola.

Dallo stadio prototipale alla costruzione effettiva passano due anni: una prima evoluzione appare a Ginevra nel marzo 1958 e suggerisce che ci si sta avvicinando alla serie, per esempio adotta le luci di posizione anteriori e la “bocca” davanti più larga. Il terzo prototipo viene portato a Torino nell’autunno dello stesso anno. La SS è ormai quasi definitiva: compare per la prima volta anche il classico Scudetto frontale, per identificare con certezza il costruttore. Il lancio ufficiale alla stampa è il 24 giugno 1959 all’Autodromo di Monza, nel giorno dell’anniversario di fondazione dell’Alfa Romeo.

Viene presentata la cosiddetta versione “muso basso”, prodotta in 101 esemplari, tutti con scocca in acciaio, con porte e cofani che rimangono nel più leggero alluminio. La Sprint Speciale ha ormai cambiato “destinazione d’uso”: è titolata a rappresentare la Giulietta gt di lusso. Il ruolo di protagonista delle corse è affidato alla SZ di Zagato, che adotta anch’essa il pianale di 2,25 metri, come farà di lì a poco anche la Spider di Pininfarina.

Da bolide da competizione a piccola granturismo di classe superiore, la SS muta rapidamente (anche se forse Bertone mastica amaro…): il frontale viene ridisegnato ancora, appaiono i paraurti, le finiture diventano di maggior sostanza. La trasformazione è completa. In questa forma la Sprint Speciale vivrà la sua carriera fino al 1966, passando poi alla meccanica 1600 della Giulia. Senza risultati mai importanti nelle competizioni, sebbene qualche pilota l’abbia utilizzata, anche con la preparazione del mago Conrero.

La vera storia dietro la “1”

E l’esemplare “numero 1” quali vicende ha avuto? La storia, ricostruita passo dopo passo dalla proverbiale puntigliosità, esperienza e bravura di Corrado Lopresto, è interessante e tormentata. Fornita di una data di produzione ufficiale a marzo 1959, viene dotata di certificato d’origine nel giugno 1960. A luglio è venduta dall’Alfa Romeo Spa all’acquirente Luigi Cervia di Milano, per la cifra di 1.750.000 lire: sarà quindi registrata con la targa MI 495323.

Già, all’epoca alcuni prototipi si possono comprare! Tanto che ad aprile, luglio e novembre del 1961 vengono annotati al Pra tre passaggi di proprietà successivi. Nel 1963 l’auto finisce a Udine, adottando la targa UD 85481, ma un anno dopo torna a Milano presso il venditore Alfa Romeo di Rosate, Carlo Melegati, che a marzo 1965 provvede alla nuova immatricolazione: MI 991009. Oltre dieci anni dopo la prima Giulietta Sprint Speciale è nelle mani del noto restauratore Pierluigi Bottini di Legnano (MI).

In questo periodo è nota e documentata la sua partecipazione a molti eventi, anche sportivi, in Italia. Appare pesantemente modificata, soprattutto nel frontale e nella coda, ripresi dalle SS di serie successiva. Nel 1985, un’altra svolta: lo sbarco in America, dove resta fino al 2010, dapprima a Long Island, New York, e poi in California.

Infine, finalmente, questo pezzo importante dell’automobilismo torna in Italia. La prima fase del ripristino consiste nella ricostruzione minuziosa della sua esistenza e nella programmazione degli interventi necessari: portata a nudo la scocca, si osservano tutte le giunture, saldature, riparazioni e sostituzioni avvenute in 50 anni. Il restauro termina giusto in tempo per il debutto al Concorso d’Eleganza di Pebble Beach nel 2016, dove l’auto si aggiudica il prestigioso premio “Most Elegant Closed Car”.

Nel maggio seguente, pochi mesi prima dell’anniversario dei 60 anni dalla presentazione al Salone di Torino, la definitiva consacrazione a Villa d’Este: la Giulietta Sprint Speciale Prototipo vince non solo il “Best in Show”, ma anche il premio assegnato dal pubblico.

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