
I dettagli specifici della proposta non sono ancora stati resi noti, fonti vicine all’amministrazione affermano che il piano riguarderebbe tecnologie essenziali per le comunicazioni e i sistemi di guida automatizzata. La principale preoccupazione dei regolatori è legata alla sicurezza nazionale: vi è il timore che le aziende cinesi possano raccogliere informazioni sensibili sugli automobilisti statunitensi attraverso queste tecnologie.
Già a febbraio, il presidente Joe Biden aveva avviato un’indagine approfondita sul ruolo della tecnologia cinese nel settore automotive, evidenziando le possibili implicazioni per la sicurezza del Paese. Ora, il piano sembra prendere forma, con l’obiettivo di introdurre un divieto progressivo.
Se approvato, il divieto potrebbe entrare in vigore in due fasi: l’eliminazione del software cinese nei veicoli connessi potrebbe iniziare già con i modelli del 2027, mentre il bando dell’hardware sarebbe previsto per il 2029 o al massimo per i modelli del 2030. Tuttavia, le case automobilistiche avranno bisogno di tempo per adeguarsi. Un gruppo commerciale che rappresenta grandi marchi come GM, Toyota, Volkswagen e Hyundai ha sottolineato che le aziende dovranno affrontare sfide importanti per modificare i sistemi attuali e rispettare le nuove normative.
Il percorso verso l’attuazione di queste misure non è però immediato. Prima che il divieto diventi definitivo, ci sarà un periodo di 30 giorni durante il quale il pubblico e le aziende potranno presentare commenti e suggerimenti sulle proposte.
Questo giro di vite sulla tecnologia automobilistica cinese arriva poco dopo un altro colpo per il settore: l’amministrazione Biden ha recentemente deciso di aumentare i dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina, portandoli dal 25% al 100%. Le nuove misure, se adottate, potrebbero rafforzare ulteriormente le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, influenzando profondamente il mercato globale dell’auto.
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