Il 16 dicembre 2025 ha segnato una data cruciale per l’Europa e la sua industria automobilistica. Come abbiamo visto in QUESTO articolo, la Commissione Europea ha presentato il nuovo Automotive Package, un pacchetto di misure che rivede i rigidi standard sulle emissioni di CO2. L’obiettivo dichiarato è mantenere la rotta verso la neutralità climatica del 2050, ma con un approccio più pragmatico che garantisce maggiore flessibilità ai produttori.
La grande novità riguarda il post-2035 (QUI abbiamo spiegato i provvedimenti, punto per punto), non più un bando totale del motore endotermico, ma un obiettivo di riduzione delle emissioni allo scarico del 90%. Il restante 10% potrà essere compensato attraverso l’uso di acciaio a basso tenore di carbonio Made in EU o tramite carburanti sintetici (e-fuels) e biocarburanti. Appurato che la quota di mercato delle auto elettriche crescerà sempre di più (attualmente siamo poco sopra il 16,9%) e che le vetture a idrogeno resteranno sempre una nicchia, questa disposizione apre le porte alla sopravvivenza di diverse tecnologie ibride e termiche.
Tra le tecnologie esplicitamente citate nel documento come utilizzabili oltre il 2035 figurano i range extender.
Si tratta di veicoli mossi esclusivamente da un motore elettrico, ma dotati di un piccolo motore termico che funge da generatore per ricaricare la batteria in marcia, eliminando l’ansia da autonomia.
Come funziona?
Pregi del sistema Range Extender
Difetti del sistema Range Extender
Anche le ibride “alla spina” (PHEV) ricevono un salvagente ufficiale.
Questa tipologia di powertrain, rende possibile viaggiare a “zero emissioni” anche per oltre 100 km. Le ibride alla spina sono dotate di un motore termico tradizionale utilizzabile per le lunghe percorrenze. Per tutti questi motivi le plug-in continueranno a giocare un ruolo importante nel mix energetico europeo. La normativa riconosce quindi che l’elettrificazione parziale, se ben gestita, è compatibile con i nuovi target di abbattimento emissioni.
Numeri alla mano, le ibride plug-in sono cresciute molte in popolarità in Europa, tanto da superare la quota di mercato del diesel.
Perché stanno avendo successo le ibride plug-in? I motivi sono diversi, ma la ragione principale sussiste nella loro natura “ibrida”, poiché sono in grado di coniugare i vantaggi della auto elettriche con quelle delle termiche. Chi ha un garage può ricaricarle comodamente a casa e usarle come auto elettriche “pure” per muoversi in città. Quando invece c’è necessità di fare un viaggio lungo non sussiste la cosiddetta “ansia di ricarica” poiché le plug-in possono procedere con il motore a combustione.
La vera sorpresa del documento risiede nell’inclusione dei mild hybrid tra le tecnologie che potranno ancora giocare un ruolo oltre il 2035.
Il Mild Hybrid è la forma più leggera di elettrificazione, dove il motore elettrico non muove quasi mai l’auto da solo ma assiste il termico e solo in determinate circostanze. ll fatto che Bruxelles citi testualmente questa tecnologia suggerisce che, grazie alla compensazione del 10% delle emissioni (tramite materiali o e-fuels), anche motori con un grado di elettrificazione minimo potranno restare sul mercato.
Come funziona? L’elemento protagonista delle mild-hybrid è lo starter generator. Elemento che a seconda del marchio automobilistico potrebbe anche cambiare denominazione, ma che di fatto si traduce in un motore elettrico che funge sia da motorino d’avviamento che da alternatore.
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Il documento afferma chiaramente che anche i veicoli con motore a combustione interna potranno continuare a esistere.
Tuttavia, la loro sopravvivenza è strettamente legata a due condizioni: il rispetto del target di riduzione del 90% e la compensazione delle emissioni rimanenti. Questo implica un passaggio obbligato verso l’utilizzo di e-fuels e biocarburanti, o l’utilizzo di crediti derivanti dall’uso di acciaio verde europeo nella produzione del veicolo.
Come abbiamo detto anche in QUESTO articolo, analizzando il testo della Commissione, emerge un dettaglio curioso che merita attenzione. L’elenco delle tecnologie salvate cita testualmente: “plug-in hybrids (PHEV), range extenders, mild hybrids e veicoli a combustione interna”.
Manca all’appello la dicitura specifica “Full Hybrid” (o HEV).
È paradossale che vengano salvati esplicitamente il Mild Hybrid, tecnologicamente meno efficiente in termini di riduzione CO2 pura rispetto al Full, e il motore termico puro, mentre il Full Hybrid, la tecnologia ibrida per eccellenza che domina il mercato attuale, non viene menzionata per nome.
Appare chiaro che si tratti di una dimenticanza. Del resto, il dato ACEA relativo alle vetture ibride in Europa parla chiaro: penetrazione del 34,6% nel cumulato degli 11 mesi del 2025.

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