Prima regola: uscire allo scoperto, dichiarare la propria passione e seminare, coltivare, nutrire le relazioni. La seconda: farsi trovare pronti. Terza: usare tutto il coraggio che di cui si dispone. Non so se ci hai mai fatto caso, ma nessuno ha trovato unicorni e pezzi unici sui siti di annunci: le vere scoperte si basano sul passaparola. Non lo dico io, lo dicono i fatti. E lo dice Yonha, e la sua Alfa Romeo 156 2.5 V6 24v è lì a dimostrarlo. A Vercelli, nel giro, tutti conoscono Yonha, un po’ perché con un nome così è facile ricordarselo e un po’, anzi tanto, per la sua venerazione per l’Alfa 156: “Anche a Vercelli, come un po’ in tutte le città, c’è la classica officina che tratta le Alfa Romeo, in particolare quelle storiche”, inizia a raccontare Yonha. “Un giorno arriva un whatsapp dal titolare dell’officina che mi fa ‘c’è una macchina che potrebbe interessarti, un’auto che è nelle tue corde’, sapendo che a me piacciono soprattutto le Alfa Romeo 156”.
Due scambi di messaggini e salta fuori che è una 156 2.5 V6 ex Agnelli: “Vieni a vederla”. La 156 non è un fiore, anzi, è abbastanza mal messa e ha il muschio sopra i fanali posteriori. Un cadavere in avanzato stato di decomposizione, insomma. Yonha conosce bene i difetti di queste Alfa e non ci mette molto a farsi un’idea precisa della situazione. Nota le ruote scampanate, segno che i braccetti delle sospensioni anteriori sono usurati, poi fa un rapido check della meccanica e la prognosi è devastante: un sacco di pezzi erano stati smontati, gli iniettori erano bloccati, distribuzione, trasmissione, freni… andava tutto rifatto da capo.Anche la carrozzeria era un disastro: un catalogo di graffi e botte di ogni tipo e il muschio sui fanali, appunto: “L’unica cosa bella era l’interno”, ricorda Yonha, “si vedeva che non era mai stato smontato, che aveva tutte le sue viti al loro posto, quindi ho pensato ‘bene, con l’abitacolo ci siamo, si dà una verniciata fuori e si riprende tutta la meccanica da zero’. Anche se”, confessa poi, “lì per lì ho avuto un po’ paura di imbarcarmi in un progetto troppo costoso o difficile da portare a termine”. Ma Yonha fa il meccanico e ha i ganci giusti per sistemare la macchina, anche se restava l’incognita della centralina di gestione del motore, che è piuttosto rara, o della reperibilità di alcuni ricambi specifici, come i collettori di scarico. Ma una V6 è una V6 e va salvata a prescindere. E poi c’erano le tracce di quei filetti blu e neri, ormai quasi del tutto sbiaditi, che correvano lungo tutta la fiancata, sottolineando l’appartenenza dell’esemplare al parco auto personale dell’ex senatore della Repubblica italiana Umberto Agnelli.
Vabbè, se ami il calcio e stai leggendo questo giornale, hai sicuramente qualcosa che non va, ma ti perdoniamo. A questo punto, la storia di questa 156 si innesta in un’altra, forse ancora più interessante e che magari un giorno ti racconterò su l’automobileclassica: quella della Pubblimais di Torino.
Vinicio Mais, raccontano i figli Luca e Roberto tuttora in attività, 75 aveva realizzato tutte le grafiche delle automobili della famiglia Agnelli dal 1990 agli anni 2000 con il classico doppio filetto blu scuro e nero. Negli archivi della Pubblimais, insieme alle altre (Panda, Deltone, Multipla, Lancia Zeta e, notiziona, finanche una Bmw Serie 3 E36 Cabriolet) risultano due lavorazioni per altrettante Alfa Romeo 156, una nel novembre 1998 e l’altra nel successivo mese di dicembre. Una di queste è quella di Yonha e a certificare gl’illustri trascorsi è l’estratto cronologico della targa AW588LL e del suo numero di telaio ZAR93200001034740: primo intestatario, Agnelli Umberto nato a Losanna il primo novembre 1934.
La famiglia Agnelli, com’è logico, non ha disseminato di fotografie il web né ha mai dichiarato il possesso di quest’Alfa. Il cronologico racconta il resto della storia: il 15 maggio 2002, la 156 passa di mano per la prima volta e finisce nelle mani del fisioterapista di famiglia, che la intesta alla moglie e che la utilizza fino al 2015, quando viene nuovamente ceduta, questa volta a un appassionato. Nel 2020, infine, entra nella disponibilità di un commerciante di Monaco di Baviera, attraverso una srl in Italia, che alla fine decide di disfarsene per venderla a Yonha. Il nostro amico di Vercelli fa del suo meglio per rimetterla su strada. Le strisce che erano abilmente dipinte a pennello diventano di vinile adesivo; vengono montati dei cerchi di lega leggera da 17 pollici; infine, viene ripristinata la sigla 2.5 V6 24v, che nel tempo era stata rimossa.
Oggi, la 156 2.5 V6 24v di Yonha romba sui rettilinei del vercellese in tutta la sua singolare unicità, mantenendo soprattutto all’interno quelle peculiarità che erano state riservate all’illustre proprietario. Come i sedili riscaldati (presenti solo su pack Lusso) e il volante e pomello rivestiti di pelle (presenti solitamente sul pack Sport). O come il rarissimo (per l’epoca) telefono gsm integrato nell’apparecchio radio, con tanto di card, che mi dicono essere introvabile. Anche l’assetto è tornato a essere quello speciale, unico e inconfondibile che alla fine degli anni 90 aveva fatto scoprire il piacere di guidare anche a chi non l’aveva mai provato. Metti tutto insieme: il motore V6 Busso rotondo, potente, corposo; lo sterzo preciso e prontissimo; la leggerezza di un corpo vettura proporzionato e… immagina. “Il fatto di essere appartenuta alla famiglia Agnelli ha fatto la sua parte”, ammette Yonha, “ma l’avrei salvata anche se fosse stata una 156 2.5 V6 normale”.
testo e fotografie CDG Heritage/Carlo Di Giusto
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