
Testo di Fabio Madaro
Nel 1992 Renault decise di lanciare un’auto che andasse oltre il concetto tradizionale di utilitaria. Quella che sarebbe diventata la prima serie della Twingo fu presentata al Salone di Parigi nell’ottobre 1992 e arrivò sul mercato l’anno seguente, nel 1993.
Il nome — Twingo — nasce dalla fusione di twist, swing e tango, tre balli simbolo di movimento e libertà. Fin dall’inizio, il messaggio era chiaro: una vettura urbana, giovane e anticonformista, capace di rompere gli schemi.
Il progetto, denominato X06, fu guidato da Patrick Le Quément, responsabile del design Renault in un’epoca di profondo rinnovamento stilistico. L’obiettivo era duplice: raccogliere l’eredità della Renault 4 e proporre un modello completamente nuovo per filosofia e concezione. Il risultato fu una piccola auto rivoluzionaria, pensata all’insegna dell’intelligenza e della semplicità.
Con la sua linea quasi monovolume, la Twingo sfoggiava proporzioni inedite per una city car: cofano cortissimo, parabrezza molto inclinato e ruote spinte agli angoli per massimizzare lo spazio interno. Lunga appena 3,43 metri, offriva un abitacolo sorprendentemente spazioso e modulabile, grazie al divano scorrevole, soluzione quasi geniale per la categoria all’inizio degli anni Novanta.
All’interno colpivano la strumentazione digitale centrale, il grande parabrezza che inondava di luce l’abitacolo e la possibilità di trasformare i sedili anteriori e posteriori in un vero e proprio lettino, dettaglio che contribuiva a costruire la leggenda di questa piccola grande auto. Il design “simpatico” del frontale, con i fari tondi e l’espressione quasi sorridente, completava un quadro del tutto inedito: la Twingo non voleva essere solo un mezzo pratico, ma anche un oggetto di simpatia quotidiana.

Sotto il cofano, la prima Twingo montava il motore C3G da 1,2 litri e 55 Cv, derivato dalla Renault 5. Era un’unità semplice e affidabile, pensata più per l’economia di esercizio che per le prestazioni. Nel 1996 arrivò il più moderno D7F sempre 1.2 litri ma con iniezione multipoint, che migliorava l’efficienza e la guidabilità. La svolta tecnica avvenne nel 2001, quando fu introdotto il motore D4F da 1,2 litri 16 valvole da 75 CV, capace di regalare alla piccola francese una vivacità inedita e un comportamento più brillante.
Nel corso della sua carriera la Twingo conobbe diversi aggiornamenti. Il primo restyling del 1998 portò fari trasparenti, nuovi paraurti e interni più curati; nel 2000 arrivarono miglioramenti alla sicurezza con airbag e freni più efficaci; infine, nel 2004, un ultimo aggiornamento estetico e tecnico accompagnò la vettura verso la fine della produzione che, per la prima serie, arrivò nel 2007.
La Twingo riuscì a conquistare un pubblico vastissimo: giovani, neopatentati, famiglie, ma anche professionisti in cerca di una seconda auto urbana. Il suo prezzo accessibile, la facilità di guida e la personalità unica la resero presto un simbolo pop. In Francia e in Italia, nel corso degli anni Novanta, rappresentò una vera rivoluzione nel modo di intendere la mobilità cittadina.
Non era solo una questione di funzionalità: la Twingo incarnava uno stile di vita allegro e informale, perfettamente in linea con lo spirito dell’epoca. Divenne protagonista di campagne pubblicitarie ironiche e colorate, e la sua immagine “friendly” contribuì a farne una delle auto più amate della sua generazione.

Renault capì presto che la Twingo si prestava perfettamente a un gioco di personalizzazioni continue, e nel corso degli anni si arricchì di numerose versioni speciali.
Tra le più famose ci furono la Twingo Benetton del 1995, con interni vivaci e accenti multicolore, e la Twingo Kenzo del 1997, più raffinata e chic. Seguì la Twingo Kiss Cool, dal carattere spensierato, e la Twingo MTV, dedicata agli appassionati di musica e cultura pop.
Sul mercato italiano fecero epoca le Twingo Zip e Liberty, che univano prezzo competitivo e dotazioni ricche, rendendo la piccola Renault ancora più popolare. Queste versioni, spesso in edizione limitata, consolidarono il legame emotivo con il pubblico, trasformando la Twingo in un fenomeno di costume oltre che commerciale.

Oggi Renault si prepara a riscoprire quello spirito originario con la nuova Twingo E-Tech, city car 100% elettrica che debutta proprio in questi giorni. Il progetto riprende in chiave contemporanea molti degli elementi che fecero la fortuna dell’originale del 1993: dimensioni compatte, abitabilità generosa, frontale “sorridente” e design funzionale.
Con un prezzo d’ingresso appena sotto i 20 mila euro e una filosofia centrata sulla mobilità accessibile, la nuova Twingo si propone come erede diretta di quel concetto di “auto per tutti” che trent’anni fa conquistò l’Europa. È il ritorno di un’icona reinterpretata per l’era elettrica, dove semplicità e intelligenza progettuale tornano protagoniste.

La Renault Twingo del 1993 fu molto più di una piccola utilitaria: fu una dichiarazione di intenti, un modo nuovo di pensare l’auto urbana. Il suo design geniale, le soluzioni interne flessibili e la capacità di parlare a generazioni diverse la resero un caso unico nella storia dell’automobile europea.
Oggi, con la versione elettrica che ne raccoglie l’eredità, la Twingo dimostra che le buone idee non invecchiano: cambiano forma, si adattano ai tempi, ma conservano lo stesso spirito. È davvero il passato che ispira il presente.

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